Parapsicologia anni '20

PARAPSICOLOGIA ANNI ’20 -CONTRO UNA SCISSIONE

In Luce e Ombra 1929

Accenni di vari studiosi, e una vera e propria presa di posizione di René Sudre nella sua recente « Introduction à la Métapsychique humaine », sono i sintomi rivelatori di un dissidio latente, che potrebbe compromettere la compagine dei cultori di studi psichici. Alludo ad un preteso antagonismo tra «metapsichici» e «spiritisti », la colpa del quale sarebbe dell’una o dell’altra parte, a seconda di chi accusa.
Fino ad ora (non dovrei aver bisogno di ricordarlo) l’indirizzo «metapsichico», nato per volontà dei ricercatori, non è stato che una specie di fronte unico, di terreno comune di ricerca, in cui tutti potevano lavorare, senza apriorismi e con obbiettività assoluta.
Tale unione è stata a mio avviso assai feconda, poichè ha permesso la creazione d’istituti e di riviste importanti, ed ha arricchito gli studi psichici di nuove messi di fenomeni sperimentati.
La metapsichica ha giovato dunque, mi pare, agli spiritisti, agli antispiritisti, e agli agnostici.
Senonchè da parte dei primi si levano accuse:«la metapsichica invece di limitarsi ad essere un metodo, diventa un sistema », dicono alcuni; « le interpretazioni naturalistiche dei fenomeni medianici si possono ormai chiamare metapsichiche », aggiungono, altri.
Ed a loro volta alcuni scrittori (tra i quali il Sudre citato più sopra) insistono, quasi volessero eliminare gli spiritisti dal campo delle indagini, nel denominare « antiscientifica » l’ipotesi spiritica e nel limitare la schiera degli studiosi ai « metapsichici » puri.
In sostanza, si tratta di dare un contenuto più o meno comprensivo a certi termini (e ciò valga specialmente per gli ultimi nominati). Alcuni indagatori insomma, contravvengono al tacito patto d’alleanza, attribuiscono alla parola « metapsichica » un senso più ristretto, diverso dall’originario, un senso positivistico con accentuazione antispiritica… È naturale che gli spiritisti non gradiscano questa loro desiderata esclusione, essi che certo non hanno minori meriti degli avversari, ne hanno raccolto messi minori nel campo finora comune.

La pietra dello scandalo, in questo accenno di scissione, non è dunque la coorte degli spiritisti. Questo mi pare accertato. D’altra parte però tra di questi ci sono polemisti vigorosi e ricercatori di prim’ordine, i quali ribattono aspramente, accentuando il dissidio invece di cercar di comporlo. Come ho già detto, essi son quasi giunti a considerare sinonimo il termine di «metapsichica» con quello di « antispiritismo ». Del resto, lo stesso può dirsi di alcuni dei loro avversari…

Tutto ciò, in ultima analisi, va a danno di una cosa sola, che è l’indagine. Ora io penso che le difficoltà ch’essa presenta son già troppe, e che non si sente il bisogno di aumentarle. Penso che le frodi, i dileggi, le incomprensioni, le defezioni, i sospetti, i pericoli si sopportano meglio uniti che divisi. Penso che i motivi per cui verso il 1905 si decise da tutte le parti di prescindere dalle proprie interpretazioni e dai propri preconcetti per lavorare in comune, son sempre quelli, e che nessun evento è intervenuto a mutarli. Penso infine che un esempio, quello del nostro compianto amatissimo Geley, che seppe unire le sue radicate convinzioni di spiritista alle sue doti eccezionali di ricercatore, deve ammonire l’una e l’altra parte a non perdersi in querimonie sottili, e a lavorare ancora serenamente insieme per lo scopo, che non è mutato, e che è scopo di tutti e di nessuno.
EMILIO SERVADIO

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