L’avvicinamento psicoanalitico al problema della telepatia
Ciclo culturale della S.I.P. – Lyceum romano (11 gennaio 1960).
In Studi e problemi di Parapsicologia, vol.I, 1961, pp.115-119

Il primo contributo psicoanalitico e psicodinamico al problema della telepatia è stato offerto da Freud, in un lavoro del 1922 intitolato «Sogno e telepatia».
Per comprendere l’importanza di tale contributo è necessario richiamare alcuni concetti psicoanalitici fondamentali. Nella sua «Interpretazione dei sogni», apparsa nel 1900, Freud aveva indicato, a proposito del sogno, che tutti i «prodotti terminali» dell’attività psichica risentono degli interventi deformatori, degli accomodamenti, e delle «censure» messi in opera, già nell’inconscio, da quelli che furono poi chiamati i «meccanismi di difesa» dell’Io. Tali distorsioni e rimodellamenti si riscontrano nel modo più palese in certi disturbi nevrotici e in certe malattie mentali: ma anche in una quantità di fenomeni non necessariamente psicopatologici, come, appunto, nel sogno, e in un’infinità di comportamenti umani della vita di tutti i giorni. Gli anzidetti interventi vanno da un minimo a un massimo, e sovente impediscono di veder chiaro nella vita psichica profonda, ameno che non ci si serva dello strumento psicoanalitico di ricerca e di esplicitazione.
Se esistono i fenomeni telepatici – si disse Freud – non si vede perchè essi dovrebbero sfuggire ai predetti meccanismi psicologici generali. Ed ebbe una prima conferma della sua ipotesi di lavoro dalla seguente comunicazione, fattagli da un suo corrispondente. Questi gli aveva scritto di aver sognato che la sua seconda moglie aveva avuto due gemelli; e che. il giorno dopo gli era giunta la notizia che una sua figlia – figlia della prima moglie – aveva dato alla luce, nella stessa notte, in altra città, proprio due gemelli, con circa un mese di anticipo sulla data prevista.
Freud, partendo dall’ipotesi che una comunicazione telepatica ci fosse effettivamente stata, si chiese in qual modo potevano avere agito su di essa i predetti meccanismi di distorsione di censura. A suo avviso, l’elemento telepatico aveva potuto attivare nel sognatore il desiderio latente di essere lui stesso il padre, anziché il nonno, della prole attesa; ma la censura del sogno avrebbe deformato questo desiderio, realizzandolo nella forma, molto più accettabile alla coscienza, di un parto della moglie, anziché della figlia, del sognatore.
Su questo modello – concluse Freud – altri sogni telepatici avrebbero potuto formarsi ed essere interpretati: ma l’elemento telepatico sarebbe stato trovato all’analisi, come nel caso descritto, nel contenuto «latente» del sogno, non già nel suo contenuto «manifesto». In altre parole, lo strumento psicoanalitico, permettendo di raddrizzare le distorsioni della censura del sogno, o quelle più generali delle difese inconsce dell’Io, potevano consentire, secondo Freud, di scoprire un evento telepatico anche al di là del semplice dato empirico di osservazione, inquadrandolo nei meccanismi già noti della vita psichica.
Sulla traccia di queste indicazioni – assolutamente geniali di Freud, hanno lavorato, da vari anni a questa parte, parecchi indagatori. Primi ad arricchire i contributi freudiani, e ad approfondire il problema dei «condizionamenti» della telepatia nella situazione di analisi, furono, alcuni anni prima della guerra, Helene Deutsch, Istvan Hollos ed Emilio Servadio. I loro lavori sono oggi ovunque considerati come quelli di veri e propri pionieri. Hanno continuato, dopo la guerra, la loro opera, lo stesso Servadio e parecchi altri analisti, fra i quali, principalmente, Jan Ehrenwald e Jule Eisenbud, in vari libri e saggi.
Nelle coordinate del rapporto fra psicoanalista ed analizzando possono aver luogo condizioni non soltanto adatte alla verifica e alla valutazione probabilistica di un fenomeno telepatico, ma anche quelle per una sua investigazione motivazionale « in profondità».
E’ stato ripetutamente osservato che quando un analizzando «produce» un sogno, o una fantasia, o un sintomo in cui appaiono elementi di comunicazione telepatica con l’analista, tale produzione è condizionata da una particolare «tensione » nell’analisi, e costituisce, da parte del paziente, come una indiretta, paranormale dimostrazione di «conoscenze significative», e come un «richiamo» all’analista, tacitamente accusato di stornare la propria attenzione dai problemi dell’analizzando, perchè troppo occupato in problemi propri del medesimo genere.
Un esempio. Una giovane dottoressa, che chiameremo A., si era sottoposta ad analisi personale con Servadio, in vista di un training regolare successivo, e di un futuro suo riconoscimento come psicoanalista (tutto ciò è obbligatorio per chiunque aspiri a tale qualifica). L’analisi era andata avanti per due anni e mezzo, in modo abbastanza soddisfacente malgrado certe difficoltà caratteriali, talvolta preoccupanti, della giovane signora. L’ora analitica di costei era alle 8 di sera nei giorni dispari. Nel pomeriggio di un giorno pari, Servadio fu consultato a proposito di una signorina, anch’essa giovane e laureata, che presentava una agorafóbia (paura morbosa degli spazi aperti) assai nettamente strutturata. L’analista s’interessò molto al caso, e ammise poi di aver probabilmente pensato che una nevrosi sintomatica presentava problemi comunque preferibili a quelli di una nevrosi di carattere! Non potendo occuparsi direttamente del caso, Servadio indirizzò la signorina a un suo ex allievo. La consultazione durò press’a poco un’ora, dalle 6 alle 7 pomeridiane all’incirca.
Il giorno dopo, la dottoressa A venne come al solito per la sua seduta. La prima cosa che disse all’analista fu la seguente: «Ieri stavo per uscire in strada dopo una visita ad amici, quando ho provato un curioso senso di smarrimento. Mi sono fermata prima di varcare il portone, e mi sono detta: “Sarebbe assai strano che dopo due anni e mezzo di analisi, cominciassi a sviluppare dei sintomi di agorafobia “. Poi ho scrollato le spalle, ho atteso qualche momento, e sono uscita».
« A che ora è accaduto l’episodio?» – domandò l’analista.
«Intorno alle sei e mezza di sera» – rispose la dottoressa A., sorpresa.
«Perché me lo chiede?».
Naturalmente questo è un caso semplice, di cui non si può certo affermare con sicurezza la natura telepatica. Tuttavia, se telepatia c’è stata, la sua dinamica si può spiegare soltanto nel senso già accennato. E’ come se la dottoressa A. avesse in qualche modo «percepito» che l’analista s’interessava molto a un altro caso, e per così dire la «trascurava». Con il suo sintomo transitorio, e non altrimenti giustificabile, aveva voluto dire: «Lei s’interessa tanto a una donna agorafobica? Ebbene, se così è, guardi dalla mia parte: anch’io posso sviluppare sintomi d agorafobia! In ogni modo, se Lei crede di mostrare simpatia e interesse a un’altra donna, o cliente che sia, senza che io lo sappia, si sbaglia, perchè in qualche modo, a quanto pare, io sono informata. Perciò, Le ripeto: guardi me, si occupi di me!».
In lavori recenti, Servadio ha cercato di dimostrare che il «condizionamento» analitico dei fenomeni telepatici non è verosimilmente se non una particolare messa in evidenza di qualche cosa che, in guisa attenuata, si verifica in qualsiasi «messa in comune» improvvisa di pensieri o di affetti, anche se le circostanze impediscono in genere di approfondire tali condizionamenti extra analitici. I lavori in questione sono: una comunicazione al Congresso Internazionale di Psicoanalisi di Ginevra (1955), poi pubblicata nell’International Journal of Psycho-Analysis, e un breve saggio, «Telepatia e Psicoanalisi», uscito l’anno scorso nel Journal of the American Society for Psychic Research. In altri lavori, Servadio fa presente fra l’altro che i rapporti cosiddetti di transfert-controtransfert, tipici della situazione analitica, e che sottendono emozionalmente gli eventi telepatici durante l’analisi, fanno parte di un contesto universale di rapporti interpersonali, e di connotazioni affettive inconsce, che possono essere attivate in particolari casi, dando luogo al provvisorio ripristino di «comunicazioni » a livelli di molto minore, o assente, individuazione. Un caso extra-analitico da lui osservato, in cui circostanze favorevoli gli hanno permesso di effettuare una indagine di tipo analitico, sembra aver dato una prima conferma a questa tesi, che ulteriori avvicinamenti ed esplorazioni dello stesso tipo permetteranno di meglio studiare, verificare o correggere. E’ comunque evidente, già sin da ora, che gli studi sulla telepatia si sarebbero da tempo arenati nello sterile accumulo di «fatti» non riducibili e non interpretabili se il lato «verificabilità» ditali fatti non fosse stato ampliato dalle ricerche «quantitative», e se non fosse intervenuta la psicologia moderna – specialmente quella basata sulle scoperte della psicoanalisi – a dar loro nuovo slancio, ad aprir loro nuovi orizzonti.

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