I sogni nella cabala antica e nella scienza moderna
Il sogno, molto spesso cervelloticamente interpretato, è invece la chiave del nostro subcosciente al lavoro: interpretarlo in modo esatto può essere utile alla vita psichica di ciascuno di noi
EUROPEO 1959

Il fenomeno del sogno ha sempre interessato l’umana curiosità: sia quella del popolino, sia quella degli spiriti più eletti. Per vari motivi, tuttavia, sono trascorsi molti secoli prima che i sogni potessero essere considerati per quello che sono, cioè prodotti, più o meno elaborati, della psiche del sognatore. A tale considerazione si opponevano il frequente e tipico carattere di “estraneità” del sogno – per cui si pensò che esso potesse attribuirsi a misteriose influenze d’ordine mistico o spirituale -; e il desiderio di poter conoscere il suo significato mediante formule rapide e stabili. Alcune persone bene intenzionate (e tra esse pensatori e filosofi di primo piano) hanno più volte cercato di tradurre in atto quest’ultima esigenza. Tra i primissimi, figura Artemidoro di Daldi (2° secolo d.C.), che ci ha lasciato una Oneirocritica in cinque volumi, piena di considerazioni e di “equazioni”, e non priva, ogni tanto, di osservazioni perspicaci. Certi imitatori e continuatori di Artemidoro hanno ulteriormente semplificato i suoi procedimenti. Nelle opere – sempre più accessibili e popolari – sui sogni, si inserirono via via “apporti” greci, arabi, egiziani o gitani. Le opinioni personali di vari compilatori fecero il resto: e si è giunti così ai molti “dizionari”, “chiavi” o “guide” dei sogni, dei quali il meno che si possa dire è che il loro contenuto è arbitrario, e del tutto privo di valore scientifico. Basta tener sottocchio contemporaneamente alcune di queste opere (riecheggiate e sfruttate ancor oggi nelle rubriche di certi settimanali) per rendersi conto sia della generale vacuità di ciò che contengono, sia delle contraddizioni tra l’una e l’altra, e persino entro i limiti di un unico libro! Per fare un solo esempio: a pagina 185 di un “Libro dei sogni” uscito in Italia nel 1933 si trova che ai “Diamanti” corrisponde “falsa parvenza di ricchezza, perdite, dispiaceri”; mentre a pagina 281 il “Diamante” è considerato “il migliore talismano per la vita materiale e la riuscita negli affari”.
Se alcune volte le “equazioni” proposte dalle opere in questione, o da chi se ne fa eco, hanno una qualche parvenza di senso comune (per esempio, quando s’interpreta il frumento come segno di abbondanza, o i sovrani come simboli dei genitori), moltissime altre volte esse ci appaiono completamente gratuite e cervellotiche. Ci si chiede sbalorditi perché mai, in un recente opuscolo americano, “cannone” voglia dire “speranza delusa”, o che cosa abbia a che vedere il “salmone” con la “felicità”. E’ stato supposto con buon fondamento che molte di queste assurdità abbiano origine in cattive ricopiature di vecchi testi, mentre altre si debbono probabilmente ricondurre a quelle che un nostro umorista chiamava “certe improvvise intuizioni umane, tanto sorprendenti quanto… regolarmente sbagliate”.
Molta gente, tuttavia, non rinunzia a sperare che i sogni possano dare indicazioni sul destino del sognatore, o che si possa trarre da ciò che si sogna un preciso consiglio in affari, amori o giuoco d’azzardo. Ancora più comune è la pretesa che chi si occupa del problema del sogno in sede scientifica e professionale enunci tamburo battente il significato di un sogno qualsiasi (magari dei più tortuosi e complicati) che gli viene comunicato per la prima volta…
Tutto ciò è dovuto a sopravvivenze di pensiero magico anche in persone intelligenti e tutt’altro che incolte; alla difficoltà di assumere quella che si potrebbe chiamare la “responsabilità psicologica” di ciò che si svolge in tutti i piani – anche i più profondi – del nostro spirito; e a una diffusa pigrizia mentale, per cui si desidererebbe avere una spiegazione semplice e ready-made di decadimenti e fenomeni spesso estremamente complicati, e che appaiono tali anche agli specialisti. Questi, ultimi si battono perciò in netta condizione d’inferiorità rispetto alle “chiavi dei sogni” di tipo popolare, o a coloro che dalle colonne di un periodico “interpretano” con tranquilla sicurezza i sogni dei lettori. Le esigenze di molti fra questi sono, infatti, assai meglio appagate in questo modo, che non dalle riserve e dai no comment cui lo studioso doverosamente si attiene.

Ed ora la moderna psicologia

E’ estremamente difficile condensare in pochi paragrafi ciò che la moderna psicologia, e in particolare la psicoanalisi, hanno detto e sostengono in merito ai sogni. La letteratura relativa, dopo la pubblicazione, nel 1900, della monumentale Interpretazione dei sogni di Sigmund Freud, assomma ormai a molte centinaia di volumi, e migliaia di saggi e di articoli. Si pensi che l’ottima opera di Angel Garma, Psicoanalisis de los suenos, apparsa nel 1947, reca una bibliografia di circa cinquanta pagine di soli titoli (e sono passati altri tredici anni)!…
Qualche cenno; comunque, potrà permettere al lettore di procedere ulteriormente per conto suo, e per lo meno a fargli constatare la grande differenza che passa tra le sbrigative “equazioni” dell’onirologia popolare e l’avvicinamento critico e scientifico attuale.
Secondo la psicoanalisi (ed è ormai concetto condiviso da tutta la moderna psicologia dinamica), i sogni hanno una funzione, che potrebbe paragonarsi a quella di una “valvola di sicurezza”. Il sogno cerca di ottenere uno sfogo, una scarica, rispetto a qualche eccitazione o stimolo, fisico o psichico che sia. Supponiamo che l’udito di un Tizio, durante il sonno, sia stimolato dal suono di un campanello. Se non esistesse la valvola del sogno, non rimarrebbe al dormiente che… svegliarsi. Invece il sognare, poniamo, un festoso scampanio domenicale può permettere al dormiente di inserire lo stimolo nel suo sonno, di renderlo accettabile e gradevole e pertanto, di continuare a dormire.
Tuttavia la grande maggioranza dei sogni ci presenta problemi d’interpretazione alquanto più complicati che non quello del campanello o quelle, supponiamo, in cui il dormiente ha fame e sogna tavole imbandite. Nel caso in cui si tratta di stimoli psichici anziché fisici, abbiamo a che fare sovente con tendenze, desideri e fantasie anche molto profondi, molto lontani dalla coscienza del sognatore. Queste tendenze e aspirazioni più o meno primitive sono, per giunta, molto spesso in conflitto fra loro. Questo fatto, e la notevole differenza che passa tra i processi della coscienza e quelli propri alla zona più oscura ed inconscia della personalità, fanno sì che i sogni appaiano il più delle volte assai distorti, deformati, allusivi e simbolici rispetto ai loro contenuti di partenza.
Il sogno non coincide dunque se non di rado con la sua “facciata”. Di solito, come in ogni architettura che si rispetti, dietro la facciata c’è una struttura, ed è questa la parte che più importa e più interessa, a fini sia di conoscenza scientifica, sia di opera psicoterapica.
I meccanismi di deformazione che troviamo più frequentemente nei sogni sono: la condensazione dei significati (ossia, due o più elementi fusi insieme); lo spostamento dell’accento (ciò che sembra molto importante sovente non lo è, e viceversa); la rappresentazione a mezzo del contrario (per cui una cosa può significare il suo opposto, ciò che a onore del vero era stato intuito anche da Artemidoro, e di altri antichi interpreti dei sogni); la proiezione (per cui attribuiamo ad altri certe intenzioni o tendenze che non vogliamo riconoscere per nostre); e infine, il simbolismo (in base al quale sappiamo, per lunga esperienza, che una cosa, ad esempio, può rappresentare una donna, o che l’uscire da un sotterraneo può simboleggiare il venire al mondo).
Solo tenendo conto di questi e di altri meccanismi possiamo, con pazienza e tempo, molte volte decifrare un sogno. Si tenga tuttavia presente che nella maggior parte dei casi non basta il semplice racconto di ciò che si è sognato: occorre conoscere qualche cosa della vita e della personalità del sognatore e, soprattutto, che il sognatore stesso possa dirci, in particolari condizioni di quiete mentale, ciò che gli viene via via in mente, per associazione d’idee, pensando alle singole scene, ai singoli particolari del sogno.
Naturalmente un’ormai lunga esperienza di analisi ha permesso d’introdurre e di riconoscere per validi alcuni “motivi generali” (per lo più connessi con certi simboli stabili) che possono ricorrere nei sogni; e, pertanto di poter qualche volta inquadrare, in uno schema di massima, questo o quell’altro tipo di sogni, anche a prescindere da quel genere di lavoro più minuzioso che s’impone tuttavia sempre qualora si proceda in un particolare intervento psicologico o psicoterapico. Taluni sogni hanno un carattere – si potrebbe dire – universale e ricorrente, e il loro significato generico è ormai abbastanza noto. Ecco perché è stato possibile introdurre, a commento delle ricostruzioni fotografiche qui pubblicate, alcune indicazioni interpretative di tipo scientifico, accanto a quelle tradizionali, popolari, e di fantasia. E’ bene tuttavia avvertire che nell’analisi di un sogno particolare, lo specialista tiene di solito un conto assai limitato di ciò che già conosce intorno a certi ricorrenze di significati e di simboli e procede con la prudenza e la pazienza indicate, in primo luogo, da Freud.

PESSIMO AUGURIO, DICE LA CABALA

“Sognare di perdere la propria veste – scrive Artemidoro – è pessimo augurio, perché predice dover fare a meno di tutto quanto si conviene per adornare il corpo…”.
C’è una certa eco di questo modo di considerare la nudità, o la mancanza di vesti, nel Thesaurus of Dreams, che seccamente annota: “imprevidenza”.
Il solito pessimista nostrano scrive in tono sentenzioso e cupo: “Malattia, miseria, fatica”. E come se non bastasse, aggiunge, che se sognate di essere nudi, ” i vostri segreti saranno conosciuti, la vostra fama sarà compromessa”.
In quest’ultima annotazione si fa strada, tuttavia, una considerazione di tipo psicologico. Anche al di fuori dei testi popolari, troviamo infatti sovente, presso autori diversi, l’idea che la “nudità” non vada presa necessariamente alla lettera.
Un seguace di Jung, Ernesto Aeppli, ritiene ad esempio che chi sogna di essere nudo si sia, metaforicamente, “scoperto”.

PER LA SCIENZA E’ SFIDA ALLA SOCIETA’

Secondo Freud, i sogni di nudità si debbono ricondurre a desideri infantili di tipo esibizionistico, e cioè a un’epoca in cui il sognatore, bambino, amava mostrarsi svestito. I sentimenti di vergogna e di pena che spesso accompagnano questi sogni sarebbero la ripetizione, divenuta interna e automatica, del disagio che il soggetto provava allorché i genitori o i “grandi”, in tali occasioni, lo rimproveravano – Si può tuttavia qualche volta intendere il sogno “esibizionistico” come un tentativo, mal riuscito, del soggetto, di presentare ed imporre un suo aspetto riposto e particolare. Ciò, peraltro, è sentito come cosa impropria e fuori luogo, anche in quei casi in cui i passanti non sembrano accorgersi della nudità o della semi-nudità del sognatore. Questi, insomma, finisce con lo sperimentare il fatto dell'”esporsi” come un’imperfezione: e il suo più vero sentimento è quello – secondo Adler – di un’inferiorità non facilmente sormontabile, malamente coperta da tentativi di “sfida alla società”.

PER GLI ANTICHI: LA VIRTU’ INSEGUITA

La “trasformazione in albero”, secondo le interpretazioni tradizionali e popolari, può avere molti significati, a cominciare da quello, palese nella leggenda di Apollo e Dafni, per cui una donna può mutarsi in albero nell’intento di sottrarsi a chi l’insegue e vorrebbe farla sua. Ma la trasformazione in qualche cosa di diverso – e particolarmente di disumano – non può ovviamente avere soltanto un senso. “Occorrerà considerare – scrive Artemidoro – se ciò avviene in rapporto alle dimensioni, all’età, al sesso e alla materia”.
La “materia” – ossia l’albero – può avere significati diversissimi. Gli alberi verdi, secondo un manuale italiano, indicano “salute e prosperità” (e in questo caso il trasformarsi in albero, secondo qualche interprete, potrebbe significare nuovi contatti con forze vive e vitali). Lo stesso manuale, d’altronde, menziona una serie di equazioni, che variano a seconda del tipo di albero (albicocco, alloro, cipresso, mandorlo, melo, ecc.) e delle sue caratteristiche (fronzuto, spoglio, con fiori e frutti, da abbattere, ecc.).
Come si vede, tutto è lasciato impregiudicato, e praticamente all’arbitrio di chi è chiamato a dir la sua.

PER LA SCIENZA MODERNA: VIRILITA’

Una delle equivalenze simboliche più frequenti dell’albero è quella che lo pone come segno di virilità e di fertilità (si pensi all'”albero genealogico”, per cui da un presunto capostipite discende un gran numero di filiazioni). L’albero, in questo caso, è il comune denominatore, è il ceppo naturale che sottende ogni singola individualità. Trasformarsi in albero può quindi voler dire una perdita di caratteristiche personali, compensata dal ritrovamento di motivi e di energie da cui ci si era, magari, eccessivamente distaccati.
Se un uomo sogna che una donna si muta in albero è possibile che il suo desiderio latente sia quello di annullare la donna in quanto tale, e di assimilarla a un semplice prodotto di vita vegetativa. In questo caso, ovviamente, l’albero non è di necessità un simbolo virile: può essere sentito come fonte di prodotti viventi, e perciò come matrice (“l’albero della vita”).
Nel sogno di un paziente in analisi, l’anzidetta trasformazione esprimeva, molto semplicemente, il desiderio che la moglie diventasse fertile, e potesse aver figli! Era un sogno ricorrente da tempo.

UN FALSO AMICO NELL’INTERPRETAZIONE POPOLARE

L’unica indicazione che abbiamo trovata, nella letteratura onirica popolare, relativamente al sogno in cui appare un “ladro di bell’aspetto”, è quella per cui il ladro stesso corrisponde a un “falso amico”. In un testo francese, è indicato che di ladri sognano spesso donne, bambini, persone deboli e gente paurosa: e questa affermazione non è priva di fondamento, se per “ladro” s’intende qualcuno o qualcosa che temiamo s’insinui nella nostra vita, beninteso a nostro danno. Infinite sono le variazioni popolari sul tema più generico del malfattore, generalmente rappresentato nelle cabale ottocentesche come brigante di strada. La più curiosa interpretazione di tali briganti è quella data da un opuscolo romagnolo dei tempi del Passatore: “Troverai un tesoro nella cucina del convento”. E’ difficile evidentemente capire se sia un arguto modo di contrabbandare le opinioni politiche dello scrivente o se invece questi si basasse su convinzioni locali dell’epoca, magari suffragate dall’esperienza (l’equazione logica potrebbe essere: rapina = potere politico = ricchezza). Quasi sempre tuttavia l’immagine è associata a presagi sinistri, sovente guai con la giustizia.
Strano a dirsi, un libro italiano, non scientifico, sui sogni, reca alla voce Ladro la seguente inaspettata equivalenza: “Afferrare un ladro = avrai un’avventura amorosa”. Questa strana frase può probabilmente acquistare un senso se la si pone in rapporto associativo con ciò che ora diremo del “ladro di bell’aspetto” dal punto di vista della moderna psicologia.

AMORE PER LA PSICANALISI, MA CENSURATO

Il sogno del “ladro di bell’aspetto”, che entra nella camera di una donna mentre questa dorme, è un tipico esempio illustrativo di come si formi un sogno secondo le vedute psicoanalitiche.
Il desiderio latente della sognatrice è quello di essere corteggiata da un uomo, e che questi la induca a rapporti erotici. Tale desiderio, peraltro, urta contro certi principi morali, e non può essere apertamente realizzato.
Interviene, pertanto, la cosiddetta “censura” del sogno, che opera in vari modi. In primo luogo, l’avvenimento del sogno è presentato come se la donna non vi prendesse minimamente parte. Essa assiste, “subisce”, e non interviene.
In secondo luogo, l’uomo evocato non è, manifestamente, un corteggiatore o un amante: è un ladro.
In terzo luogo, la sognatrice non solo non mostra di gradire l’avvicinarsi dell’uomo, ma (verosimilmente) ne ha paura: ha paura che questi “le porti via qualcosa di prezioso” (di solito, in sogni del genere, il ladro vuole impadronirsi di un gioiello, o di uno scrigno, o simili: chiara allusione simbolica a ciò che la sognatrice considera intimo, delicato e importante).
Nell’immagine che qui commentiamo, l’anzidetto simbolismo è assai bene espresso. Si osservino i particolari: l’uomo è mascherato (e ciò scagiona ulteriormente la sognatrice rispetto a qualcuno su cui avesse particolarmente posto gli occhi); scosta due tendaggi (ovvio simbolo sessuale); ed ha in mano una torcia elettrica (id. id.). Non manca proprio nulla!…

CONGIURA CONTRO DI VOI

Nella tradizione popolare, e nella fantasia, i sogni in cui si cade sono stati sempre visti in modo pessimistico. Frequenti, al riguardo, sono le interpretazioni come “difficoltà”, o “perdita”. Un manuale italiano precisa: “Cadere = congiura contro di voi; cadere senza riuscire a rialzarsi = grave sventura; cadere in un pozzo = disperazione… “.
“Cadere dall’alto” (p. es., dal tetto di un edificio) vorrebbe dire “catastrofe inevitabile”.
Più moderatamente il Thesaurus of Dreams annota: “confusione, fallimento”; ma più che altro consiglia, qualora i sogni di caduta tendano a ripetersi, di “consultare un medico”. Ed è un consiglio davvero sorprendente, e intuitivamente azzeccato, visto che qualche volta, il ripetersi dei sogni di caduta può essere indizio di una cardiopatia!

IL RICORDO DELLA NASCITA

Dal punto di vista psicoanalitico, “cadere” rappresenta, nel linguaggio allusivo e metaforico del sogno, una “perdita d’equilibrio” (psichico) e si può pertanto interpretare come un venir meno al self-control, come un “perdere la calma”, come una “caduta” in senso morale, e via discorrendo. Freud interpreta i sogni femminili di “caduta” appunto in quest’ultimo senso.
Dato però che anche l’acme del rapporto sessuale è una momentanea “perdita di ogni controllo”, nel contesto di un sogno “cadere” può avere questo specifico significato; e il sogno può essere più o meno ansioso, se l’atteggiamento interiore del sognatore è di apprensione rispetto all’anzidetta esperienza.
Taluni, e con qualche fondamento, hanno voluto infine ricondurre i sogni in cui si cade da grandi altezze, o in profondità in sondabili, a episodi traumatici sia individuali (ad es., quello della nascita, la quale costituisce la prima “perdita d’appoggio”), sia ancestrali (terrori della preistoria).

ARTEMIDORO: FELICITA’ E LETIZIA

I sogni in cui si vola sono stati in genere considerati, dagli antichi interpreti, piuttosto ottimisticamente, Artemidoro scrive che “sognare di volare librandosi appena sulla terra, e col corpo teso, giova assai, perché tanto più riuscirà ad elevarsi dal suolo chi sogna, tanto maggiori saranno la sua felicità e letizia”. Più oltre il filosofo di Dadi ci informa che “volare altissimo, fino a toccare il cielo, significa avvicinarsi alla divinità con la mente…” e che “buon segno, dopo essersi librati in alto, è svegliarsi al momento in cui s’inizia la discesa, ed ottimo auspicio addirittura è volare posandosi qua e là, dove meglio ci piace…”.
Queste rosee vedute non sono affatto condivise da un moderno interprete popolare, che in un suo dizionario snocciola una dopo l’altra le seguenti equazioni: “Volare = cattivo presagio; volare in aria (sic) = momentaneo successo seguito da caduta disastrosa; volare in aria in compagnia di qualcuno = lutto; volare in aeroplano = i tuoi progetti megalomani causeranno la tua rovina…”.
E scusate se è poco!

FREUD: DESIDERIO

Secondo Freud e vari altri psicoanalisti, sognare di volare è un equivalente di eccitazione sessuale (specialmente del tipo maschile), e si può ricondurre a un certo genere di piaceri infantili, come quello di essere fatti oscillare, sollevati in aria, ecc. Tali vedute erano state anticipate, già nel 1912, dallo studioso norvegese Mourly Vold. Non c’è dubbio che certi correlativi anatomici e fisiologici della predetta emozione diano un notevole appoggio alla tesi freudiana.
Dall’esperienza analitica risulta tuttavia che taluni sogni in cui si vola possono esprimere fantasie di ambizione e di dominazione, come sostenne Adler; ed anche tendenze assai poco realistiche, come quelle di coloro che – si suol dire appunto – “sono sempre nelle nuvole”, o “non sanno tenere i piedi sulla terra”. Caso per caso, l’analista esperto vedrà quale di questi significati predomini in un sogno; e si noti che i significati stessi non sono affatto esclusivi uno dell’altro!

ROVINA E MORTE FIN DAI TEMPI PIÙ ANTICHI

Sin dai tempi più antichi i sogni di caduta di denti furono posti in relazione con idee di rovina e di morte, specialmente nei riguardi di parenti o congiunti. Nel Talmud, il rabbino Bar Hadia (sec. II d. C.) interpretò un sogno in cui il dormiente vedeva cadere i suoi denti premolari ed incisivi, come presagio di morte dei suoi figli e figlie. Artemidoro di Daldi scrive che “la bocca significa allegoricamente la casa, vale a dire l’ambiente in cui si volge la nostra vita”, anch’egli interpreta la caduta di denti come perdita di persone o di averi, come presagio di malattia, ecc., ed aggiunge sottili distinzioni come l’equivalenza, tra denti incisivi e persone giovani, denti canini e gente di mezza età, denti molari e individui anziani. Anche in libri popolari recenti sui sogni si trova regolarmente l’interpretazione: caduta di denti = morte di persone care, rovina, perdite gravi di vario tipo.

SENTIMENTO DI COLPA PER GLI SCIENZIATI MODERNI

Nella letteratura psicoanalitica, la caduta di denti è frequentemente posta in relazione con problemi d’impotenza o di debilità sessuale, e con fantasie primitive di mutilazione. Queste, a loro volta, sono sovente legate a sentimenti di colpa inerenti ad atti o a desideri auto-erotici.
La “scelta” della bocca e dei denti per esprimere gli anzidetti contenuti indica la primitività dei sogni di questo tipo, dato che la bocca assume la massima importanza – quale organo esecutivo d’impulsi, e quale strumento dei rapporti con gli oggetti – nel primo anno di vita del bambino.
Non è escluso che anche dal punto di vista analitico, i denti possano rappresentare oggetti o persone, e che la loro caduta possa indicare inconsci desideri (e timori), relativi alla morte di qualcuno, da parte del sognatore.
E’ stato rilevato al riguardo che la perdita di un familiare lascia un “vuoto” nell’ambiente, paragonabile a quello che corrisponde a un dente caduto.
Nel sogno di una donna quarantenne in analisi, che aveva fatto un matrimonio infelice, si trovò che il sogno della caduta di un dente davanti rappresentava la perdita (auspicata e insieme temuta) del marito.

DIPENDE DALLE CONDIZIONI DELL’ACQUA

Secondo la tradizione popolare, la situazione di “nudità” è indicativa di pericolo, mentre il “salvataggio” ha una connotazione ovviamente altruistica. Dalle condizioni dell’acqua (melmosa o limpida, agitata o calma), dalla maggiore o minor lontananza dalla riva, ecc., l’interprete popolare del passato, o dei nostri tempi, avrebbe potuto o potrebbe trarre varie fantasiose deduzioni, e formulare i più diversi pronostici. Per esempio (se il sognatore è l’uomo): “La Sua relazione intima con una donna è arrivata a un punto pericoloso, e Lei cerca disperatamente di riassestarla. Le possibilità di successo ci sono, poiché la riva è vicina. Si sforzi, e riuscirà”.
Se invece si tratta del sogno di una donna, l’interprete potrebbe consigliarle, a seconda dei casi, di “non irrigidirsi in una situazione senza sviluppi ” (rimanere in acqua), o di “non cedere facilmente alle troppo pressanti istanze di un uomo che vuole sopraffare la sua libera volontà… “; ecc.

AMORE E OSTILITÀ INSIEME

Traspare da innumerevoli miti e leggende che il “pericolo”, da cui si cerca di salvare qualcuno, può essere dovuto a una situazione sentita obiettivamente come allarmante, o attribuito all’azione di una terza persona. Un esempio del primo caso è quello in cui l’acqua rappresenta lo stato pre-natale, e l’uscire dall’acqua il venire al mondo. In questo caso, trarre una donna dall’acqua può voler dire “aiutarla a nascere” (anche in senso metaforico p. es., aiutarla a uscire da una situazione terribile, da una grave malattia, dalla nevrosi, dalla dipendenza rispetto al suo inconscio). Se il pericolo è attribuito ad altri. Il salvare una donna può significare “sottrarla a qualcuno”.
Nella situazione di sogno qui effigiata, però, sembra più presumibilmente trattarsi di un salvataggio del primo tipo. Se il sognatore è l’uomo, si potrebbe pensare a un suo atteggiamento “ambivalente” (fatto cioè di amore e di ostilità insieme) verso la donna, e al salvataggio come a un atto “riparatorio”, volto a smentire desideri ostili e distruttivi. La “nudità”, in origine crudamente esibizionistica, può essere intesa come indicativa di una situazione più o meno dichiarato e “scoperta”.

GLI ANTICHI: PERDITA DI UN’OCCASIONE

L’interpretazione tradizionale dei sogni in cui “si arriva tardi” non è troppo lontana dalle linee scientifiche d’indagine. Quasi sempre, infatti, l’arrivar tardi è stato considerato come indicativo di “perdita di un’occasione”.
L’àugure antico o moderno trarrebbe auspici buoni o cattivi da vari altri elementi di un sogno di ritardo. Il “troppo tardi” non è infatti sempre e necessariamente, nell’opinione popolare, un male. Dato che in tale opinione si considera il sogno come dovuto anche a forze estranee al sognatore (destino, influenze spirituali, ecc.), si potrebbe pensare che tali forze si oppongano talvolta al raggiungimento di qualche cosa che avrebbe potuto danneggiare il sognatore, anziché giovargli!
Ma per lo più, il ritardo è inteso come occasione mancata: il negozio è chiuso (“avreste dovuto concludere un affare ormai sfumato”), la donna se n’è andata (“non avete saputo conquistarla mentre essa stessa lo desiderava”), il treno è partito (“dovete aspettare un’altra occasione, questa è passata”).

I MODERNI: IMMATURITÀ SENTIMENTALE

I sogni in cui “si arriva troppo tardi”, “si perde il treno”, e simili, rappresentano, secondo la psicoanalisi, la mancata realizzazione di una possibilità di vita. Tale realizzazione può essere sentita come impossibile sia perché pericolosa in se stessa, sia perché in contrasto con istanze interiori giudicanti, che la fanno sentire come impropria, immorale, ecc.
Se l'”arrivare”, ad esempio, significa per il sognatore rendersi indipendente, e sottrarsi a certi obblighi familiari da lui considerati sacri ed imprescindibili, i suoi tentativi di giungere in tempo, di prendere il treno al momento giusto, ecc., saranno, nei sogni, regolarmente frustrati. Lo stesso accade all’individuo la cui sessualità è ancora immatura, e legata a desideri infantili. La “realizzazione sessuale” rappresentata dalla partenza, o dal giungere in tempo, viene impedita perché il “viaggio”, o l'”appuntamento”, assumono automaticamente il significato di cose proibite, e in sostanza funeste.
Si noti – a proposito della perdita del treno – che se certe gioie amorose sono legate al viaggiare (es. il “viaggio di nozze”), è stato anche detto che partire… è un po’ morire. Per l’inibito, ciò che per altri è pienezza di vita può di fatto esser sentito come esperienza mortalmente pericolosa!

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