Contributi della psicologia del profondo alla ricerca metapsichica
Relazione presentata al II Congresso Nazionale di Metapsichica, tenutosi a Salerno dal 4 al 6 ottobre 1952

Questa comunicazione vuol essere non tanto un contributo scientifico, quanto una rapida rassegna dei progressi e dello status quo degli studi e ricerche in argomento.
Il problema dei contributi della psicologia del profondo, e in particolar modo della psicoanalisi, alle ricerche metapsichiche, sorto piuttosto tardi, e ciò per due ragioni. Da parte degli psicologi e degli psichiatri ortodossi, c’era da superare un doppio ordine di resistenze: una, nei riguardi dei più moderni indirizzi di psicologia dinamica, orientati dalla psicoanalisi freudiana; l’altra, verso una classe di manifestazioni – i fenomeni metapsichici- ch’essi erano abituati in genere a considerare come un conglomerato di superstizioni, o come prodotti e fantasie di menti alterate. Questo spiega perché scienziati illustri, ad es. Pierre Janet, si siano fermati alle soglie del paranormale, astenendosi non solo dall’indagarlo con gli strumenti affinati dalla psicologia del profondo, ma anche, dopo un primo superficiale avvicinamento, dall’occuparsene sia pure in sede puramente accertativa.
Da parte degli psicologi e psichiatri più aperti e meglio orientati -quelli che hanno compreso e assimilato i nuovi concetti dinamici in psicologia – la resistenza, salvo poche eccezioni,è stata invece su un solo piano. Sin troppo edotti della persistenza, anche nella psiche adulta normale, di elementi di pensiero animistico e magico, essi hanno avuto in genere la tendenza a interpretare da tale esclusivo punto di vista l’atteggiamento di chi dichiarava di credere, per es., alla telepatia o ai sogni premonitori, considerando simili credenze, appunto, come sopravvivenze di un arcaico e primitivo funzionamento del pensiero.
Superfluo aggiungere che in Italia le anzidette resistenze e difficoltà si sono fatte sentire quanto e più che altrove. Bisogna giungere al 1923 per trovare finalmente ! prese di posizione come quella dichiarata nelle poche righe che seguono:
« Forse, psicoanalisi e metapsichica sono due sorelle germane ….; e sono convinto che un grande avvenire può essere serbato ad una stretta intesa fra quelle due sorelle …. Occorre che l’ultima venuta, la metapsichica, cresca e si sviluppi ancora …. ; e allora si farà quell’intesa, e la valutazione psicoanalitica dei fatti medianici aprirà orizzonti forse assolutamente insospettati… ».
Queste parole, che ripeto furono pubblicate nel già lontano 1923, sono di un pioniere a cui tutti rendiamo onore: esse si trovano nell’ultima parte dell’opera « Metapsichica moderna » di William Mackenzie, presidente della Società Italiana di Metapsichica (1).
E proprio nell’epoca in cui Mackenzie manifestava le sue giuste intuizioni e le sue fondate speranze, Freud forgiava, quasi «en passant», il primo anello dell’auspicata intesa. Usciva infatti nel 1922 ii lavoro « Traum und Telepathie » (2), il quale reca, come tanti altri, il tocco del genio. Freud non era, allora, pienamente convinto della realtà della telepatia, realtà che invece era stata ammessa, ma solo superficialmente investigata, dal suo allievo Stekel. Tuttavia aveva compiuto una osservazione, risultata poi di incalcolabile valore euristico.
Un suo corrispondente gli aveva scritto di aver sognato che la sua seconda moglie aveva avuto due gemelli; e che il giorno dopo gli era giunta la notizia che una sua figlia figlia della prima moglie aveva dato alla luce, nella stessa notte, in altra città, proprio due gemelli, con circa un mese di anticipo sulla data prevista.
Dal punto di vista metapsichico, l’episodio poteva sembrare scarsamente interessante. Ma Freud non fu di questo parere. Egli partì dall’ipotesi di lavoro che una comunicazione telepatica ci fosse effettivamente stata, ma che fosse stata sottoposta, nell’inconscio del sognatore, a uno dei tipici processi deformatori del lavoro onirico, dallo stesso Freud scoperti e descritti. In tal caso, l’elemento telepatico avrebbe potuto attivare, nel sognatore, il desiderio latente di essere lui stesso il padre, anziché il nonno, della prole attesa; ma la censura onirica avrebbe deformato questo desiderio, realizzandolo nella forma, molto più accettabile alla coscienza, di un parto della moglie, anziché della figlia, del sognatore.
Su questo modello concluse Freud altri sogni telepatici avrebbero potuto formarsi ed essere interpretati: ma l’elemento telepatico sarebbe stato trovato all’analisi, come nel caso descritto, nel contenuto latente del sogno, non già nel suo contenuto manifesto. In altre parole, lo strumento psicoanalitico, permettendo di raddrizzare le distorsioni del lavoro onirico, poteva consentire secondo Freud di scoprire un evento telepatico anche al di là del semplice dato empirico di osservazione, inquadrandolo nei meccanismi già noti della vita psichica inconscia. Le deformazioni e le imprecisioni dell’evento metapsichico questi spauracchi di tanti indagatori non dovevano necessariamente costituire un intralcio o un enigma insormontabili: esse facevano parte del funzionamento della psiche in quanto tale, e potevano essere valutate e corrette, con risultati prima non immaginabili.
Questa geniale, nuova impostazione freudiana è stata, ripeto, la prima pietra del nuovo edificio che oggi va lentamente sorgendo. Freud stesso riprese l’argomento in lavori successivi (3), mostrandosi sempre più incline ad ammettere l’esistenza della telepatia e della percezione extra sensoriale.
Egli si occupò, in particolare, dell’elemento emozionale nei presunti fenomeni telepatici, e della loro eventuale emergenza nella situazione di transfert, verificantesi nel rapporto analitico; situazione la quale, appunto perchè emozionale, avrebbe potuto e dovuto favorirli.
L’ultimo suo scritto al riguardo è costituito dal secondo capitolo delle «Nuove Lezioni introduttive alla psicoanalisi », apparse nel 1933 (4).
S’inseriscono a questo punto i miei contributi personali, dei quali sono costretto a parlare per esattezza di cronista. Già nel 1932, nella parte riservata di uno studio dedicato ai fenomeni del medium Erto (5), io avevo formulato l’ipotesi che i fenomeni stessi fossero interpretabili simbolicamente, e che esprimessero, in un linguaggio del tutto eccezionale ed extranormale, aspetti dei conflitti inconsci, dei meccanismi restitutivi e dei sentimenti di colpevolezza del soggetto.
Nel successivo anno cominciavo a notare che in certe sedute analitiche, accadeva a questo o quel mio analizzando di «rivelare», in modo apparentemente paranormale (telepatico), contenuti che avevano attinenza sia con loro problemi inconsci, sia con situazioni particolari della mia stessa vita psichica. Non sapevo, allora, che un mio eminente collega, il dott. Hollós, di Budapest, stava lavorando nella stessa direzione. Tra me e Hollós, evidentemente, non c’era rapporto telepatico ! Il lavoro di Hollós apparve nel 1933 nella rivista « Imago » (6), mentre io stavo preparando una relazione su « Psicoanalisi e telepatia » che tenni al Congresso internazionale di psicoanalisi di Lucerna nel 1934 e che pubblicai poi anch’io, l’anno dopo, nella rivista « Imago » (7), rendendo a Hollós il riconoscimento di priorità che di fatto gli spettava. Intanto avevo pubblicato nel 1933, nel periodico « La Ricerca Psichica », e poi nel 1934 nella rivista americana « Psychic Research », organo dell’American Society for Psychical Research (8), un lavoro con cui cercavo di spiegare analiticamente alcuni enigmi relativi al meccanismo della cosiddetta « allucinazione telepatica ». Nel 1935 la « Revue Française de Psychanalyse » accolse un mio saggio (9), nel quale offrivo una interpretazione analitico simbolica dei fenomeni rabdici, ravvisando nelle speciali tecniche « classiche » dei rabdomanti e radioestesisti, inconsci e simbolici tentativi di ripristinare un illusorio dualunionismo d’origine con la interiorità segreta della madre terra. Nel 1936 leggevo al Congresso psicoanalitico internazionale di Marienbad un mio lavoro inteso ad illustrare alcuni meccanismi di conversione (isterica) e particolari processi d’identificazione da me rilevati nello studio di una medium chiaroveggente; e nel 1938, al Congresso psicoanalitico internazionale di Parigi, riferivo su «Psicoanalisi e Yoga ». Questo lavoro apparve successivamente in inglese e in italiano (10).
In genere, i contributi dati dalla psicologia del profondo alla metapsichica nel periodo successivo alla guerra riprendono e sviluppano, talvolta con notevole ampiezza e in modo assai costruttivo, le impostazioni di Freud di Hollós e mie circa il problema della telepatia, e, più genericamente, della percezione extra sensoriale. Già nel 1942, del resto, Fodor aveva pubblicato un lavoro, « Sogni telepatici » (11), nel quale, in base allo studio di parecchi sogni di analizzandi, concludeva che « la chiave per la completa comprensione di un sogno consiste talora in un evento che non possiamo conoscere attraverso le sole associazioni del paziente »; aggiungendo che «in qualche caso possiamo trovare l’elemento mancante analizzando i nostri stessi sogni in rapporto al nostro paziente ». Fodor avrebbe potuto estendere il concetto dal campo della sola attività onirica a tutta la vita psichica preconscia od inconscia dell’analista, come io stesso avevo esplicitamente indicato in « Psicoanalisi e telepatia ». Ciò fu fatto invece nel modo più brillante e convincente da Eisenbud, in una serie di saggi (12), e particolarmente in un ampio lavoro uscito nel 1946 e che apparirà presto in italiano nella collana dell’E.S.I.M. Eisenbud ha cercato di dimostrare l’ampiezza delle interrelazioni telepatiche nella situazione analitica, non soltanto fra analista ed analizzando, ma anche fra due o più persone contemporaneamente in analisi. Dopo aver ripreso, ampliandole come già indicato, le precedenti impostazioni teorico-pratiche, Eisenbud conclude che i processi Psi fanno parte integrante dello psichismo individuale, e che in quanto tali essi possono agire, direttamente dall’inconscio, come qualsiasi altro stimolo psichico prodotto e registrato al livello della coscienza.
Ulteriori contributi in questo senso sono stati recati da psicologi e psicoanalisti di indiscussa competenza quali Montagne, Ullmann, Geraldine Pederson Krag (13) e pochi altri.
Degli aspetti soprattutto teorici della questione si è occupato largamente e ripetutamente il noto neuropsichiatra americano Jan Ehrenwald (14), le cui tesi ho avuto occasione di menzionare, integrandole con le mie personali vedute, nella relazione sulla percezione extra sensoriale, da me tenuta al primo Congresso Nazionale di Metapsichica, a Siena, nel 1949 (15). Secondo Ehrenwald, il quale ha ampliato su questo punto alcune osservazioni più prudenti e circoscritte di Hollós e mie, condizione necessaria per un contatto telepatico è quella che egli chiama «funzione minus », ossia un deficit psicologico o fisiologico in uno o in entrambi i soggetti come sonno, ipnosi, trance, malattia, febbre, ecc. . Per render conto delle distorsioni e degli errori nell’evento telepatico egli propone una teoria detta della « disseminazione », per cui la mancanza di precisione è considerata come caratteristica intrinseca del processo. A tale proposito, sembra assai più razionale considerare, come già aveva fatto Freud, le deformazioni dei processi psi telepatici o non quali inerenti alle speciali leggi che vigono nel sistema psichico primario, ossia nell’inconscio in senso topografico. Infine, Ehrenwald si pone il problema di certi stati psicotici specialmente del gruppo delle schizofrenie e si chiede se taluni di questi malati non siano tali appunto perché non riescono a differenziare al livello della coscienza i contenuti provenienti dal loro stesso inconscio, ossia « autopsichici », da quelli « eteropsichici », che proverebbero per via paranormale da psichismi estranei. Questa ipotesi di lavoro è rimasta sin qui tale, polche i dati cimici raccolti non permettono per adesso di confermarne l’eventuale validità.
A completamento di questa rassegna è opportuno menzionare un notevole tentativo di Fodor, volto ad interpretare secondo linee di psicologia del profondo alcuni casi di Poltergeist (16). Fodor ebbe la fortuna di poter sottoporre a una sistematica esplorazione analitica la personalità di una donna, alla cui presenza si svolgevano fenomeni infestatori a carattere prevalentemente violento. Tali fenomeni, secondo Fodor, erano estrinsecazioni paranormali di conflitti inconsci del soggetto, e di suoi impulsi distruttivi e autodistruttivi non integrati. La minuziosa indagine di Fodor ebbe un significativo riconoscimento -quanto al rigore del metodo adoperato – da parte dello stesso Freud.
Dalla psicologia analitica, o psicologia complessa, di Carlo Gustavo Jung, è venuto alle ricerche metapsichiche contrariamente a quanto generalmente si pensa un contributo piuttosto generico e senza grandi possibilità di concreti sviluppi. E ciò, forse proprio perché nella psicologia junghiana ciò che è normale e ciò che lo trascende si mescolano in guisa inestricabile. E’ chiaro, ad esempio, che nessun aiuto concreto alla nostra comprensione della struttura di un sogno premonitorio può venirci da chi consideri il sogno di per sé come una funzione trascendente della psiche, costantemente anticipatoria e prospettica rispetto alla futura vita del sognatore. Per analoghi motivi, nessun contributo utile hanno mai dato all’investigazione dei fenomeni psichici, normali od anormali, le immaginose psicologie « animistiche » del passato, per le quali l« anima » era ad un tempo la funzione ipostatica e la risoluzione a priori di qualsiasi problema psichico o metapsichico.
Jung, tuttavia, ha sottolineato, con maggiore energia che non Freud, gli aspetti trans-individuali dello psichismo inconscio, allineando in ciò il suo pensiero con vari studiosi di altre scuole che hanno anch’essi impostato taluni problemi della metapsichica nel senso di una comunione pan psichica delle individualità a livelli profondi della personalità e dell’essere. E di ciò ogni studioso di metapsichica dev’essergli grato. Debbo dire però ancora che proprio recentemente, rileggendo con attenzione la classica opera Totem e tabù di Freud, in vista di una nuova edizione italiana che uscirà tra breve, ho trovato indicata a chiarissime lettere la tesi di un inconscio trans indivividuale (17). E si tratta, come tutti sanno, di un lavoro di circa quarant’anni fa.
Come giustamente indica Eisenbud in un suo recente rapporto (18), il lavoro di psicologi clinici e psichiatri, attinente alle ricerche metapsichiche, si divide attualmente e principalmente in due tipi: da un lato abbiamo l’interpretazione capillare, con introduzione del « fattore psi » prima negletto, di molti fenomeni psicologici della vita quotidiana anche normale. Dall’altro, gli studi stereoscopici di singole personalità di medium e sensitivi, effettuata con varie tecniche concorrenti: psicoanalisi freudiana, tests proiettivi, ecc. Un cenno a parte meritano le recenti investigazioni di psicologi e neuropsichiatri come Urban, Hyslop e lo stesso Ehrenwald sull’emergenza e sull’entità del fattore psi in gruppi di psicotici e psiconevrotici.
Il lavoro procede, ed è perseguito da singoli e da gruppi. Tra i teams la cui opera va seguita con maggiore attenzione è la Sezione medica dell’American Society for Psychical Research. Di essa fanno parte Ullmann, Ehrenwald, Eisenbud, la dott.ssa Pederson Krag e alcuni altri specialisti; ed è facile prevedere che la loro opera porterà frutti assai ragguardevoli. Possa il loro esempio suscitare anche da noi un maggior interesse per questo particolare tipo di collaborazione fra due indirizzi d’avanguardia, collaborazione che a mio avviso è non soltanto utile, ma indispensabile per un reale progresso di entrambi.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

(1) W. MACKENZIE: Metapsichica moderna, Roma, 1923, p. 341 segg.

(2) S. FREUD: Traum und Telepathie, in « Imago », 1922.

(3) S. FREUD: Die okkulte Bedeutung des Traumes, in « Imago », 1925.

(4) S. FREUD: Traum und Okkultismus, cap. 2° di Neue Folge der Vorlesungen zur

Einfuhrung in die Psychoanalyse, Vienna, 1933.

(5) E. SERVADIO: Otto sedute col medium Erto, in « La ricerca psichica », 1932, nn. 8 12. Parte riservata (fuori commercio).

(6) 1. Hollos: Psychopathologie alltàglicher telepathischer Erscheinungen, in « Imago », 1933.

(7) E. SERVADIO: Psychoanalyse und Telepathie, in « Imago », 1935.

(8) E. SERVADIO: Sul meccanismo psichico delle allucinazioni telepatiche, in « La ricerca psichica », 1933. The psychic mechanism of telepathic hallucinations, in « Psychic Research », 1934.

(9) E. SERVADI0: La baguette des sourciers: essai d’interprétation psychanalytique, in « Revue Française de Psychanalyse », 1935.

(10) E. SERVADIO: Psychoanalysis and Yoga, in « Bulletin of the Bombay Medical Union », 1940. Psicoanalisi e Yoga, in « Luce e Ombra », nn. 3 e 4, 1947.

(11) N. F0D0R: Telepathic Dreams, in « American Imago », 1942.

(12) J. EISENBUD: Telepathy and Problems of Psychoanalysis, in « Psychoanalytic Quarterly », 1946. The Dreams of two patients in analysis interpreted as a telepathic « reve à deux », ibid., 1947.

(13) G. PEDERSON KRAC: Telepathy and Repression, in « Psychoanalytic Quarterly », 1947.

(14) J. EHRENWALD: Telepathy and Medical Psychology, New York, 1948.

(15) E. SERVADIO: La percezione extra sensoriale, in Nuovi Problemi di metapsichica, Roma, 1950.

(16) N. F0D0R: The poltergeist psychoanalyzed, in « Psychiatric Quarterly », 1948.

(17) S. FREUD: Totem und Tabu, Vienna, 1912 13, Cap. IV, par. 7.

(18) J. EISENBUD: Psychiatric Contributions to Parapsychology, in « Journal of Parapsychology », 1949.

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