La verità sull’LSD
Conferenza tenuta per il «Ciclo Culturale» 1967 della Società Italiana di Parapsicologia presso l’Università degli Studi di Roma.
Rassegna Italiana di Ricerca Psichica Anno 1967 fasc.1

La sigla L.S.D. 25 è un’abbreviazione – basata sul termine tecnico tedesco – per definire la dietilammide dell’acido lisergico. Secondo una classificazione dovuta al noto neuropsichiatra francese Jean Delay, relativa ai prodotti che hanno comunque un’influenza sulla psiche umana, l’L.S.D. appartiene ai cosiddetti «psicodisleptici», chiamati anche allucinogeni o onirogeni, insieme con la mescalina, la psilocibina, e poche altre sostanze. Questi psicodisleptici sono stati inoltre distinti in tre gradi. Al livello minore appartiene la marihuana, di cui tanto si è parlato anche recentemente; di grado medio sono la mescalina, che è la sostanza attiva di certi cactus dell’America centrale, e la psilocibina, che è la sostanza attiva di taluni funghi allucinogeni messicani. Tutte queste sostanze possono oggi essere prodotte per sintesi. Al grado superiore troviamo l’L.S.D., che per la sua potenza sembra veramente costituire un caso a sé. L’L.S.D. deriva da un acido che si estrae da un fungo il quale cresce su una pianta ben nota: la segale cornuta. In latino il fungo in questione ha il nome di claviceps purpurea. La dietilammide dell’acido estratto da tale fungo costituisce la sostanza di cui qui ci occupiamo.
La scoperta dell’L.S.D. risale al 1938, ma soltanto nel 1943 alcune delle sue proprietà furono più chiaramente individuate. E’ ormai molto noto che il celebre biochimico e farmacologo di Basilea, Albert Hofmann, che con il suo conterraneo Stoll aveva già lavorato sull’L.S.D., ne assunse per la prima volta volontariamente, nel 1943, una dose di 250 millesimi di milligrammo, risentendone effetti estremamente intensi e sconcertanti, durati molte ore. Per certi scopi medici, di cui diremo meglio in seguito, la dose di L.S.D. che di solito si adopera la dose, cioè, cosiddetta «media», – è di un millesimo di milligrammo (o gamma) per ogni chilo di peso del soggetto. Non v’è dubbio, quindi, che il dottor Hofmann, nella sua prima esperienza, nulla sapendo ancora della potenza dell’L.S.D., ne avesse ingerita una dose circa 4 volte superiore alla normale.
La potenza dell’L.S.D. ha dato luogo a molte congetture, e alcuni si sono addirittura chiesti se essa non potesse in qualche modo convalidare certe tesi della medicina omeopatica. Bisogna ammettere che le modalità di azione dell’L.S.D. sono ancora assai enigmatiche, malgrado l’enorme quantità di pubblicazioni scientifiche (si calcola che assommino a tutt’oggi intorno alle tremila), esistenti sul suo conto. Uno dei punti fermi acquisiti sembra essere quello secondo cui l’L.S.D. influisce sul metabolismo della serotonina, la quale può considerarsi il fattore chiave nella trasmissione degli impulsi nervosi. Rimangono tuttavia inspiegati due fatti: l’esigua concentrazione di L.S.D. richiesta per produrre effetti di amplissima portata, e il fatto che, come è stato ormai dimostrato, la maggior parte della sostanza viene espulsa dal corpo entro un’ora, mentre i suoi effetti durano otto, dieci, dodici ore ed anche più. Molte volte, paradossalmente, l’L.S.D. comincia a produrre i suoi effetti quando nell’organismo che l’ha assorbito non ne esiste più neanche una molecola!
Oltre che con l’appellativo di «psicodisleptico», l’L.S.D. è nota anche come sostanza «allucinogena» o «psicosomimetica» (ossia, produttrice di stati simili a psicosi). Questi termini possono generare confusione, in quanto si può essere indotti a credere sia che l’L.S.D. produca solo allucinazioni, sia che faccia diventare la gente temporaneamente «pazza», e via discorrendo. Sul principio, parecchi studiosi pensarono che l’L.S.D. producesse una «psicosi sperimentale», analoga alla psicosi schizofrenica, e che le investigazioni al riguardo potessero gettare molta luce sulle cause e sui meccanismi della schizofrenia. In realtà, come dimostrarono per primi due psichiatri italiani, Manzini e Saraval, esistono differenze considerevoli fra i sintomi causati dall’L.S.D. e quelli della schizofrenia. Le distorsioni percettive dovute all’L.S.D. differiscono molto da quelle dovute alla schizofrenia, mentre le vere e proprie allucinazioni, nell’esperienza L.S.D., sono piuttosto rare. E come vedremo meglio, le alterazioni della coscienza che si manifestano con l’L.S.D. hanno ben poco a che vedere con quelle tipiche del delirio schizofrenico.
E’ probabilmente più giustificata, e ha preso comunque molto piede, la denominazione proposta nel 1957 dal dottor Humphry Osmond, di sostanza «psichedelica », o «psicodelica», ossia «rivelatrice della psiche».
La domanda più frequente che viene fatta agli studiosi circa l’L.S.D. è quella relativa ai suoi effetti. Che cosa fa, insomma, questa benedetta «L.S.D.?». In realtà, non è possibile dare a una simile domanda una risposta univoca, poiché gli effetti in questione variano moltissimo a seconda delle dosi impiegate, della personalità di colui o colei che la usa, degli scopi che ci si propongono, dell’ambiente in cui si svolge l’esperienza, e della persona o delle persone preposte a dirigerla e controllarla. Comunque, e come precisano tre autori americani di primo piano – Terrill, Savage e Jackson – si possono grosso modo classificare tali effetti in cinque categorie:
1. Stato d’animo e affettività – Si osservano a questo livello instabilità emozionale e in genere una accresciuta intensità delle emozioni. Queste possono andare da intense depressioni e pianto fino a grande euforia e senso di onnipotenza.
2. Comportamento interpersonale – I soggetti manifestano una maggior sensitività nei loro rapporti con gli altri. Si possono sentire più facilmente offesi o trascurati, o possono sentirsi in rapporti molto migliorati con il prossimo, in particolare con chi dirige l’esperienza. Talvolta possono essere invece colti da idee paranoidi e persecutorie.
3. Effetti sensoriali e percettivi – E’ questo forse l’effetto più noto e «reclamizzato» dell’L.S.D. La sensibilità agli stimoli visivi e ai suoni può essere enormemente accresciuta. Si verificano fenomeni di sinestesia, con ogni sorta di «combinazioni» sensoriali. Si hanno modificazioni del senso del tempo e di quello dello spazio. Il mondo esterno diventa fluttuante, vibrante, multicolore. Variano anche le dimensioni e la posizione dello schema corporeo rispetto all’ambiente e al mondo.
4. Funzionamento intellettuale e percezione della realtà– L’L.S.D. provoca di solito una instabilità dei processi psichici e una «fuga di idee» talvolta spettacolare. Tuttavia in certi casi è stato possibile al soggetto vedere di colpo una soluzione lungamente cercata o concettualizzare ex novo certe sue esperienze passate. Non si può dunque senz’altro classificare il funzionamento del pensiero, nel paziente sotto L.S.D., come confuso, o di tipo psicotico.
5. Effetti intuitivi e intellettuali – In certi casi – che però sembrano costituire una minoranza – i soggetti hanno avuto esperienze definite da essi stessi rivelatrici e decisive, come quella di capire il senso della vita e dell’esistenza, attingere realtà mistiche o trascendentali, ecc.; in qualche caso, i soggetti in questione hanno dichiarato, anche dopo lungo tempo, che tali esperienze avevano completamente modificato o rinnovato la loro vita.
Ho già ricordato che gli effetti dell’L.S.D. dipendono molto dalla dose impiegata, dall’uso che se ne fa, e dalle circostanze in cui si adopera. Se un individuo, solo o con altri, prende l’L.S.D. per semplice curiosità, senza conoscere nulla dei propri sottofondi psichici, senza una guida psicologica o psicoterapica, corre indubbiamente dei rischi, ed è assai probabile che la sua esperienza risulti, in tutto o in parte, altamente sgradevole o senz’altro terrificante. Non v’è dubbio inoltre che un individuo il quale soffra di una psicosi latente possa diventare effettivamente psicotico – per breve o per lungo tempo – qualora prenda l’L.S.D. senza garanzie o cautele.
Per contro l’L.S.D., se adoperata sapientemente, può veramente «rivelare» contenuti psichici profondi, con risultati assai notevoli dal punto di vista psicoterapico. In psicoterapia, qualora il rapporto fra terapeuta e paziente sia già avviato, definito e chiaro, alcune somministrazioni di L.S.D. possono essere molto utili a mettere in evidenza, o in maggior risalto, certe «dimensioni interne», che durante il trattamento non erano state sufficientemente messe in luce o elaborate.
In Europa, l’uso terapeutico dell’L.S.D., della psilocibina, o di altre sostanze psicodisleptiche, si svolge secondo linee assai diverse da quelle adottate in certe cliniche americane. In queste ultime, ai soggetti viene somministrato L.S.D. una o due volte ad alte dosi, e dopo una preparazione psicologica assai breve, nella speranza che l’esperienza – che come è ovvio risulta intensissima – provochi un vero e proprio capovolgimento ed una rinnovazione ab imis di tutta quanta la struttura psicologica. Nelle cliniche europee dove l’L.S.D. viene correntemente adoperata si segue una tecnica chiamata – secondo la definizione del prof. Hanscarl Leuner – «psicolitica». Le dosi impiegate sono molto minori, e le sedute, variamente distanziate nel tempo, fanno sempre parte di un più o meno lungo trattamento psicoterapico, in genere orientato dinamicamente, ossia secondo le premesse della psicoanalisi. In Europa esiste appunto la Società europea di terapia psicolitica, della (quale fanno parte studiosi di otto Nazioni, e che è presieduta dal predetto prof. Leuner, primario in una clinica neuropsichiatrica di Gottinga, in Germania.
L’esperienza L.S.D. può presentare notevole interesse anche al di fuori del campo propriamente psicoterapico, e cioè in sede di psicologia generale. La sostanza può infatti, come ho accennato, scatenare una serie di fenomeni psicologicamente assai interessanti, come alterazioni percettive, modificazioni e fusioni di colori, «sinestesie», ecc. Tutto ciò è di indubbio interesse sia per gli psicologi, sia per i neurofisiologi.
Che cosa si può dire delle esperienze che sono state menzionate poc’anzi al punto numero 5, ossia di certi presunti, straordinari effetti intellettuali e intuitivi dell’L.S.D., di quegli effetti per cui, secondo alcuni, l’L.S.D. meriterebbe veramente l’appellativo di sostanza «dilatatrice della coscienza»? Ebbene, non possiamo fare a meno di ricordare che, considerato da questo punto di vista, l’L.S.D. si inserisce in un contesto infinitamente più vasto, umano e tradizionale. Di tutti i tempi, gli uomini hanno pensato che potessero esistere modi di attingere una realtà più alta e più vera, di vedere le cose e l’universo in guise differenti e mirabili, considerate senz’altro le più valide, anzi, le sole veramente valide. Per ottenere tali esperienze gli uomini hanno adoperato, specialmente nell’ambito di talune religioni, le tecniche più varie: dalla preghiera contemplativa alle danze dei dervisci, dai ritiri prolungati in celle solitarie o in deserti, e nell’oscurità, ai lunghi ed estenuanti pellegrinaggi verso templi ed oracoli; dall’ispirazione di aria carica di anidride carbonica, o di altri spontanei effluvi o vapori, al digiuno prolungato; e infine, mediante l’assorbimento o l’inalazione di particolari erbe o sostanze.
Uno studio accurato di tali tecniche, e degli effetti da esse prodotti, sulla personalità dei seguaci di questo o quel culto, sui mistici d’Oriente ed Occidente, ecc., è ancora per larga parte da fare. E’ anzi curioso notare fino a qual punto gli studiosi abbiano trascurato questo aspetto, che vorrei chiamare «psicochimico», di molti culti e manifestazioni di ordine religioso. Non dimentichiamo però che i sistemi propriamente religiosi non sono i soli nel cui ambito si sia cercato di ottenere l’anzidetto superamento, in senso trascendente, dell’esperienza umana. Certi riti iniziatici, yogici, ecc. hanno mirato e mirano a scopi del genere, anche senza riferirsi a una particolare religione. Quanto ho detto or ora spiega, fino ad un certo punto, la «interpretazione mistica» che certi individui o certe comunità, specialmente negli Stati Uniti d’America, hanno dato e danno dell’L.S.D.
Esiste da tempo in America, come molti sanno, un movimento che fa capo ai dottori Timothy Leary e Richard Alpert, i cui seguaci pensano di poter trovare, con l’uso dell’L.S.D., addirittura le chiavi segrete dell’essere, e raggiungere stati pressoché superumani. Un uso assai più opinabile – anzi, questa volta senz’altro deprecabile – dell’L.S.D. è quello per cui la sostanza è stata ed è tuttora la protagonista di cervellotiche riunioni, nelle quali i partecipanti l’assumono a scopo di evasione, o, come si dice in America, di «viaggio» in regioni insolite della psiche. Ciò ha portato a conseguenze incresciose, e qualche volta drammatiche o tragiche. Si è stabilita in vari Paesi una vera e propria «borsa nera» dell’L.S.D. La sostanza è stata data volontariamente o per errore a giovanissimi e perfino a fanciulli. Si sono avuti casi – rari, a dire il vero, ma non per ciò meno dolorosi – di suicidio od omicidio scatenati, anche se non propriamente causati, dall’L.S.D. Contro tutto questo sono stati presi severi provvedimenti in vari Stati, con conseguenze che talora sono risultate incresciose anche agli studiosi seri. Moltissimi sanno, ormai, che la Casa farmaceutica svizzera che produceva l’L.S.D., e che per molti anni, con grande generosità, lo ha distribuito a cliniche e a ricercatori, ha da tempo cessato di produrlo, appunto in seguito agli scandali e agli abusi predetti, nonché alla intensa campagna di stampa e di opinione che si è scatenata contro l’L.S.D. specialmente negli ultimi anni.
Per contro, e per buona sorte, i risultati ottenuti dall’uso sapiente e prudente dell’L.S.D. sono a volte davvero spettacolari. Occorre però avere ben presenti alcune cose. Anzitutto, non è possibile adoperare seriamente l’L.S.D. se no lo si è sperimentato su se stessi, e possibilmente più di una volta. E ciò, perchè nessuna parola parlata o scritta, e neppure la penna di un Huxley, possono dare una idea sufficiente del «mondo dell’L.S.D.», pur così vario e vasto, a chi non ne abbia fatto personalmente l’esperienza. Su questo, d’altronde, concordano tutti gli «specialisti» dell’L.S.D., ed io non posso che sottoscrivere a mia volta l’affermazione.
Inoltre, l’L.S.D. richiede una partecipazione dello sperimentatore «all’interno» dell’esperienza, cosicché mentre è perfettamente comprensibile che un terapeuta adoperi una nuova sostanza (per esempio, un tranquillante), senza averlo mai sperimentato egli stesso, e rimanendo sostanzialmente estraneo, «al di fuori», rispetto a ciò che poi si svolge nel paziente, un simile impiego dell’L.S.D. porta al sicuro fallimento. Questa è una delle ragioni per cui non pochi medici e psichiatri, in Italia come in altri Paesi, sembrano essersi «scoraggiati» rispetto all’L.S.D. Tuttavia è bene ricordare che uno psichiatra in camice bianco, che se ne stia in un angolo prendendo delle note in una fredda e impassibile posizione d’autorità e di estraneità, non solo non può esattamente capire ciò che sta accadendo, ma può falsare l’esperienza stessa, inducendo nel soggetto stati sgradevoli, angosciosi e perfino persecutori. Il risultato sarà che l’esperienza verrà vista sempre e soltanto sotto un profilo negativo e psicopatologico, e che la sua efficacia verrà ritenuta, dall’investigatore, nulla o peggio.
Ma io sono convinto che l’avvicinamento psichiatrico o psicoterapico all’L.S.D. non sia il solo valido. Ho già indicato quanto, a ragion veduta, si siano dimostrati impropri termini come «allucinogeno» o – peggio ancora -«psicosomimetico», con cui sul principio si era cercato di definire e classificare l’L.S.D. Ha ragione il notissimo filosofo americano Alan Watts quando scrive che « le parole «allucinazioni» e «psicosi» designano delle cattive condizioni mentali, e che un linguaggio scientifico imparziale dovrebbe limitarsi a dire che queste sostanze creano stati mentali di diverso tipo e inconsueti».
Analoghe osservazioni, d’altronde, sono state fatte anche da taluni psichiatri. Il dottor Abramson, psichiatra americano di orientamento psicoanalitico, ha dichiarato: «La reazione del soggetto dipende soprattutto dall’atteggiamento del medico. In particolare, se il medico usa la sostanza senza timore, il paziente è molto meno ansioso». Il dottor Sandison, psichiatra inglese, ha osservato che l’insorgere dell’ansietà sembrava dipendere in larga misura «da ciò che è stato detto al paziente in precedenza, nonché dai miti delle droghe allucinogene e dalle voci correnti fra i ricoverati o fra il personale dell’ospedale, o anche diffuse dalla stampa».
Viene fatto di chiedersi, a questo punto, chi possa a buon diritto considerarsi «persona qualificata» a condurre esperienze L.S.D. E’ sin troppo chiaro, in base a quanto si è detto, che una persona colta, dalla mentalità scientifica, e dalle idee aperte, la quale abbia una larga esperienza dell’L.S.D., è senz’altro più qualificata che non un medico impreparato e troppo rigido, del tipo descritto poc’anzi. D’altra parte, la «crisi L.S.D.» può presentare aspetti d’ordine propriamente medico, ad affrontare i quali mia preparazione medica può essere necessaria o preferibile. Tutta la questione è di soluzione non facile; e viene fatto di ricordare ciò che ha scritto umoristicamente lo scopritore dei funghi allucinogeni messicani, l’americano Gordon Wasson, e cioè: «Siamo tutti divisi in due categorie: quelli che hanno preso il fungo e che sono squalificati dalla loro esperienza soggettiva, e quelli che non hanno preso il fungo, e che sono squalificati dalla loro completa ignoranza sull’argomento!». Molto probabilmente, se le cose vanno per il verso giusto, si delineerà in futuro una vera e propria figura di «specialista dell’L.S.D.», e delle sostanze affini, con una specifica preparazione ad hoc.
Per quanto mi riguarda, posso dire di avere sull’L.S.D. una esperienza personale abbastanza vasta. L’ho presa varie volte, per la prima volta nel 1960, quando ancora ben pochi ne parlavano. Debbo dire che dalle mie esperienze personali ho tratto notevoli «chiarificazioni» interiori, e importanti contributi alla migliore conoscenza di me stesso.
Al di fuori delle mie esperienze personali, ho avuto occasione di sperimentare l’L.S.D. – sempre con assistenza medica – su non meno di 30 soggetti diversi, con motivazioni che andavano dalla pura ricerca scientifica agli scopi psicoterapici, e persino secondo linee di investigazione parapsicologica, ossia per lo studio delle cosiddette percezioni extrasensoriali (1). Non poche personalità del mondo culturale, artistico e scientifico italiano si sono giovate di tali esperienze, e ne hanno ricevuto incoraggiamenti e lumi sia nella loro vita di relazione, sia nelle opere compiute successivamente ad esse. Quale psicoanalista didatta, ho consigliato alcuni miei discepoli, particolarmente coloro che si occupavano di gravi malattie mentali, di sperimentare qualche volta su se stessi l’L.S.D. al fine di una maggiore comprensione del mondo psichico dei loro pazienti. Non vi è dubbio che parecchi individui in trattamento psicoterapico analitico, o analiticamente orientato, in Italia come altrove, abbiano potuto giovarsi di una o più esperienze L.S.D. nel corso della loro terapia. Secondo la mia personale opinione, tale giovamento è provenuto, nella maggior parte dei casi, dalla possibilità di meglio comprendere ed approfondire tematiche che erano già state toccate e attivate dal lavoro psicoterapico eseguito. Eccezionalmente, l’L.S.D. è servita come «sostanza di choc», per superare «resistenze» altrimenti insormontabili, e ha reso finalmente possibile un approccio psicoterapico anche in casi nei quali questo avvicinamento sembrava ormai destinato a fallire.
Un campo speciale di applicazione dell’L.S.D., al quale anche in Italia alcuni cominciano ad interessarsi, è quello dell’alcoolismo. Particolarmente negli Stati Uniti e nel Canada, centinaia di alcoolisti cronici sono stati trattati con somministrazioni di L.S.D. ad alte dosi, precedute e seguite da breve psicoterapia, con risultati che ormai dopo vari anni di sperimentazione – sembrano potersi giudicare quanto mai positivi. Se si tiene conto globalmente di tutte le relazioni e delle statistiche pubblicate sino ad oggi dalle cliniche e dagli studiosi più accreditati, si può calcolare che, con l’impiego oculato dell’L.S.D., si siano ottenuti notevoli miglioramenti o remissioni in percentuali che oscillano intorno al 50%.
Ho già indicato tuttavia che non è corretto, a mio avviso, limitare l’importanza e l’uso dell’L.S.D. al solo campo terapeutico. Io ritengo molto probabile che l’L.S.D. e altre sostanze del genere – come la mescalina o la psilocibina – possano se non propriamente «dilatare» la coscienza, o permettere di andare al di là di essa, certamente consentire all’uomo di vedere se stesso e il mondo con angolazioni profondamente diverse da quelle abituali, e che nulla autorizza a considerare psicotiche e aberranti. Già agli inizi di questo secolo, il grande filosofo e psicologo William James affermava la sua convinzione «che la nostra normale coscienza, quando siamo svegli, quella che chiamiamo coscienza razionale, non è che un particolare tipo di coscienza, e che tutt’intorno ad essa, distinte da essa dal più tenue degli schermi, esistono forme potenziali di coscienza totalmente diversa. Noi possiamo passare la vita senza sospettare la loro esistenza, ma basta applicare un dato stimolo perchè con un lieve tocco si rivelino in tutta la loro pienezza dei definiti tipi di mentalità, che probabilmente hanno un loro campo di applicazione e di adattamento. Nessuna concezione dell’universo può essere definitiva senza prendere in considerazione queste forme di coscienza. Il problema è come considerane, dato che sono così discontinue rispetto alla coscienza ordinaria. Eppure esse possono determinare degli atteggiamenti, benché non possano fornire formule, e aprire davanti a noi una regione, benché non possano darcene la carta geografica. Ad ogni modo, esse ci impediscono di formulare prematuramente giudizi definitivi sulla realtà».
E’ stato d’altra parte osservato, in sede neurofisiologica che il nostro cervello lavora con una velocità che sorpassa molto quella delle nostre comuni operazioni mentali. La velocità della conduzione nervosa e delle associazioni cerebrali e milioni di volte superiore al nostro più veloce ritmo di pensiero razionale, che è stato calcolato in non più che tre concetti o dieci fonemi al secondo. Gli strumenti del nostro pensiero cosciente sono dunque adatti alle nostre capacità cerebrali press’a poco come il metro di un sarto è adatto a misurare la vetocità della luce. Si pone quindi in tutta la sua singolarità e novità il problema della discrepanza tra il potenziale dei nostri colatori corticali e la povertà dei nostri programmi mentali. E’ assai probabile, anche se non certo, che l’L.S.D. e le sostanze affini possano avere, in futuro, una notevole importanza anche in tale direzione.
Quanto abbiamo menzionato or ora permette di cominciare a capire un po’ meglio le motivazioni di certi, a tutta prima incomprensibili, «estremismi», relativi all’L.S.D., ossia degli entusiasmi e delle esaltazioni di singoli e di gruppi da un lato e, dall’altro, di certi violentissimi attacchi e campagne denigratorie. In primissima approssimazione, e tanto per dare una idea di ciò che avviene, potremmo pensare alla grande differenza di reazioni individuali dinnanzi, supponiamo, alla prospettiva di un tuffo in un mare aperto e profondo. Per taluni, una simile esperienza può presentare aspetti esaltanti ed inebrianti mentre per altri può destare grave angoscia o panico. Io sono convinto che un’angoscia e un panico molto profondi, come di chi tema di veder sovvertite alcune delle proprie coordinate essenziali, stiano alla base di molti attacchi contro l’L.S.D. Non altrimenti si può pienamente spiegare la ridda di titoli sensazionali nella stampa periodica e quotidiana, la violenza di certi epiteti, le insidiosità di certi attacchi. In una rivista francese assai diffusa, l’esperienza è stata qualificata «indegna», «paurosa», «abbietta», «qualcosa di letteralmente immondo» (sic).
Periodici italiani che non indulgono particolarmente al sensazionalismo hanno pubblicato articoli con titoli come i seguenti: «Sono tornata dall’inferno dell’L.S.D.» (Gente); « Una droga terribile sta rovinando l’America» (Epoca); « E’ peggio della talidomide» (Tempo). Alcune riviste hanno pubblicato senza prove bastanti la notizia secondo cui l’L.S.D. produrrebbe alterazioni cromosomiche gravi, tali da far nascere bambini deformi. In un Paese come gli Stati Uniti d’America, in cui esistono circa 5 milioni di alcoolisti, con tutto ciò che questo comporta dal punto di vista sociologico, criminologico, ecc., un qualsiasi episodio delinquenziale, connesso di fatto o in apparenza con l’L.S.D., viene segnalato con un’enfasi maggiore di qualsiasi altro episodio, per quanto spaventoso, collegato con l’uso dell’alcool. E’ penoso osservare che a questo tipo di violente reazioni emozionali non si sono sottratti, talvolta, neppure certi medici o psichiatri, per non parlare di enti o di uomini politici.
E’ mia convinzione di psicoanalista che I’L.S.D., per l’inconscio di molti, sia un oggetto investito di «tabù», e pertanto di ambivalenza; oggetto, in certo qual modo, «sacro» (e si noti che in latino la parola sacer può significare sia «sacro», sia « esecrando» – conferma, questa, dell’atteggiamento ambivalente che spesso si nutre nei riguardi di oggetti o di entità in un contesto sociale a sfondo magico o religioso). A seconda che domini a livello cosciente la tendenza positiva o quella negativa, abbiamo gli «entusiasti» o i «riprovatori» dell’L.S.D.; e ciò, in guisa largamente indipendente da considerazioni obbiettive d’ordine scientifico, biochimico, medico o psichiatrico. Nell’inconscio, l’L.S.D. sembra assumere, per gli uni, caratteristiche quasi sovrumane e magiche di «bontà» e di «potenza»; per gli altri, qualità diaboliche, di cosa tenebrosa, persecutoria, e – come è stato esplicitamente scritto – «immonda».
Alcuni autori hanno particolarmente sottolineato l’aspetto sociologico, e, per così dire, «psico-politico», di tale massiccia «lotta contro l’L.S.D.». L’americano David Solomon, curatore di un importante libro d’assieme sull’L.S.D., scrive esplicitamente nella prefazione al volume: «Dal punto di vista dell’ordine costituito, è forse legittimo considerare le droghe psicodeliche… come agenti sovversivi. Esse sono in grado di spalancare le «porte della percezione», spesso potenziando una capacità di penetrazione che permette di vedere oltre la miriade di pretese e d’illusioni che costituiscono la mitologia della Posizione Sociale. Le sostanze psichedeliche, quindi, nella misura in cui le strutture del potere, per puntellare e stabilizzare le loro egemonie, poggiano sulla accettazione popolare controllata del mito della Posizione Sociale, rappresentano veramente una sorta di minaccia politica».
Secondo il dottor Leary, l’attuale polemica sull’L.S.D, non è che un aspetto della gigantesca lotta che contraddistingue, nell’epoca presente, il passaggio dall’una all’altra fondamentale concezione del mondo. «La visione antica, classica, del mondo – egli scrive – che ora sta per essere sorpassata, si occupava dell’equilibrio delle forze visibili, esterne, prevedibili, misurabili, manovrabili dall’uomo, nel campo della coscienza macroscopica». E ancora: «Dal punto di vista dei valori stabiliti del mondo antico, il processo psichedelico è pauroso e pazzesco: è una psicotizzazione deliberata, un disfacimento suicida della stabilità, del conformismo e dell’equilibrio che l’uomo deve sforzarsi di raggiungere. L’esperienza psichedelica, che coinvolge la coscienza e fenomeni interni, invisibili e indescrivibili, e moltiplica la realtà, è spaventosamente incomprensibile per chi aderisca ad una filosofia razionale, protestante, volta al successo, behaviorista, equilibrata, conformista».
Il rinnovamento profondo dei dati coscienziali di base, i veri e propri capovolgimenti interiori, che può provocare una esperienza con L.S.D., urtano dunque contro vari tipi di paura, conscia o inconscia: la paura di perdere il controllo razionale, quella del disorientamento e della confusione, la paura di compiere qualche cosa di vergognoso o di ridicolo; la paura di autoscoprirsi, ossia di scoprire in noi stessi qualche cosa che non vogliamo affrontare; la paura che possiamo chiamare «culturale», ossia il timore di appurare certe verità circa le istituzioni con cui ci identifichiamo, di perdere molte illusioni circa talune nostre condotte o doveri sociali, ecc.; ed infine la paura ontologica, cioè di scoprire un mondo assolutamente nuovo e sconvolgente a cui non siamo preparati, e che potrebbe forse assorbirci al punto da non poter tornare più indietro.
Potrei citare ancora, desumendoli dalla vasta letteratura ormai a disposizione degli studiosi, molti altri elementi, fatti, statistiche, i quali tutti tendono a dimostrare la validità del mio assunto fondamentale: essere cioè l’L.S.D. una sostanza estremamente potente, pericolosa, da impiegare con molta cautela, ma capace – se bene adoperata – di portare l’uomo su posizioni più avanzate, sia aiutandolo a superare difficoltà patologiche e conflitti nevrotici, sia ridimensionando per il meglio certe sue importanti, ma forse alquanto fossilizzate, strutture interiori. Ma è ormai tempo di terminare questo sguardo panoramico che abbiamo insieme dato all’L.S.D. Forse proprio nella sua polarità di bianco e di nero, di «oggetto buono» e di «oggetto cattivo», consiste una delle caratteristiche di questa straordinaria ed inquietante sostanza, che nella sua ubiquità può essere strumentalizzata ai fini più diversi ed opposti. Al punto in cui siamo, l’L.S.D. ci appare un po’ come una sostanza giuntaci da un altro pianeta, da altre dimensioni dell’essere. Dipenderà solo da noi se essa potrà venire «integrata» a livelli degni e superiori, o se sarà accantonata e «rimossa» come qualche cosa di troppo grande, che l’uomo non avrà saputo far suo.
Emilio Servadio


1) Cfr., a questo riguardo, la monografia di E. Servadio e R. Cavanna, ESP Experiments with LSD and psylocibian, Parapsychology Foundation, New York, 1964.

Potrebbe anche interessarti...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Translate »
error: Content is protected !!