La psicoanalisi non è una moda
Una lettera del Prof. Servadio
Paese Sera 19 settembre 1966

Egregio Direttore,
ho letto, nel numero dell’ 8 Settembre di Paese Sera, l’articolo di Dario D’amato, in cui si contesta l’efficacia della psicoanalisi quale trattamento dei disturbi psichici e delle nevrosi. Potrei diffondermi in dissetazioni e dimostrazioni scientifiche a sostegno del contrario: ma esse annoierebbero i lettori, e Lei non mi concederebbe – penso – lo spazio ad hoc. Mi limiterò quindi ad alcuni semplici dati di fatto.
1) E’ noto a tutti che un prodotto di scarso o di nessun valore finisce, a lungo andare, per non essere pie richiesto, e per non apparire più sul mercato.
2) E’ noto a tutti che negli ultimi 50 anni (periodo considerato dal D’Amato nel suo articolo) sono sorti e tramontati molti indirizzi e metodi ed espedienti terapeutici e psicoterapeutici: dall’«autosuggestione cosciente» di Coué ai «circuiti oscillanti» di Lakhowslki; dalla «vegetoterapia» di Reich alla «dianetita» di Hubbard.
3) Per contro, la psicoanalisi freudiana è in continua, crescente «richiesta».
Ricordo che al Congresso Internazionale del 1932 eravamo un centinaio: l’anno scorso, ad Amsterdam eravamo più di mille. I Membri della Società Psicoanalitica Italiana sono attualmente più di 60: prima della guerra erano 4 o 5. Non le sembra che se la psicoanalisi fosse inefficace, s] troverebbe già da tempo nel solaio delle «mode» tramontate, insieme con le tecniche citate più sopra? O che, per lo meno, non sarebbe in continuo progresso quanto a numero di professionisti e, ovviamente, dei loro clienti?
Mi creda, cordialmente,
Prof Emilio Servadio
Presidente della Società Psicoanalitica Italiana

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