Alcuni casi di “magia delle campagne
Luce e Ombra 1933

La « Zeitschrift für Parapsychologie » dedica sovente, come gli studiosi delle nostre materie ben sanno, studi ed articoli ai «fenomeni d’infestazione», e a quelli in genere che sembrano stare per così dire « ai margini » della Ricerca psichica sperimentale. Anche recentemente (fascicoli di gennaio e di maggio) la rivista germanica si è occupata, con saggi rispettivamente di H. F. Driessen e di A. Wendler, del cosidetto Stallspuk, ossia dei fenomeni infestatori che hanno luogo nelle stalle. E ancor più di recente (fascicolo di luglio) ha pubblicato un articolo di Theodor Ballauff sulla « simpatia » magica, ossia sull’influenza particolare che certe persone sembrano riuscire ad ottenere su certe altre a mezzo di pratiche, la cui caratteristica saliente è l’oggetto, il veicolo, che serve da tramite tra le une e le altre. Chi si prendesse la pena di condurre un’inchiesta approfondita nelle campagne riuscirebbe con ogni probabilità a raccogliere molti fatti analoghi a quelli che il Ballauff rapidamente enuncia e commenta.
Dopo aver ricordato che la forma «magica» è quella più frequentemente assunta dai fenomeni metapsichici nelle campagne, il relatore si sofferma appunto sulla caratteristica dell’impiego di particolari oggetti nei sortilegi: oggetti i quali servono di tramite impersonale affinché il rapporto «simpatico » possa stabilirsi. Passa quindi a riferire un caso tipico del genere, avvenuto poco dopo la guerra nel villaggio di L. presso Altmorschen, così come gli è stato narrato da un vecchio contadino, parente del protagonista. Questi, un bambino di due anni, figlio di un suo fratello, presenta un giorno sintomi allarmanti: cammina a ritroso, volge gli occhi all’indietro; e il suo stato peggiora di giorno in giorno, malgrado le cure arrecategli. La madre trova occasionalmente, nel guanciale del fanciullo, una coroncina di piume, che non riesce a districare. Ritiene che si tratti di un sortilegio, e chiede consiglio a un «saggio» di un vicino paese. Questi le dà una miscela da cuocere, consigliandole di pungere con una forchetta l’infusione, e affermando che l’autrice del sortilegio, con quel mezzo, sarebbe stata costretta a presentarsi e a sciogliere l’incantesimo. Così avvenne: una donna si presentò e s’informò del bambino, che poco dopo ricuperò la salute. La coroncina di piume si spezzò. L’autore del racconto ed altre persone asserirono al relatore di aver veduto la coroncina in entrambe le condizioni.
Altri due casi consimili vennero riferiti al Ballauff; uno di questi però si concluse con la morte del piccolo « stregato »: e soltanto dopo questa si rinvenne una corona di piume nel suo guanciale.
Commentando tali racconti, e mantenendo al riguardo una lodevole, prudenziale riserva (e certo, alle nostre mentalità essi suonano quanto mai insoliti, illogici, «medioevali»!) il relatore fa osservare come l’oggetto faccia la sua comparsa anche nel «sortilegio di reazione » adoperato contro la fattucchiera. E insiste nei consigliare che tali eventi siano seriamente studiati ed approfonditi, e non negletti a favore di altri relativamente più facili a prendersi in esame e meno ostici al nostro modo di pensare. Solo la parapsicologia può e deve occuparsene, egli scrive, poiché solo essa è in grado di raccogliere ed esaminare simili fatti senza troppe prevenzioni.

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