Se volete incamerare energia « orgonica » fatevi seppellire in una cassetta di sabbia
Lo predicò per anni un già brillante discepolo di Freud, finito poi in prigione come ciarlatano
Ma in Italia c’è ancora chi ci crede, e propaga una dottrina dettata, certo, da impulsi paranoidi
Il Tempo 31/08/1961

Il nome e i lavori di Wilhelm Reich erano conosciuti, in Italia, da un numero ristretto di studiosi. Un volume d’assieme (Teoria dell’orgasmo e altri scritti), che l’Editore Lerici di Milano ha da poco varato, presenta ora a un pubblico più vasto alcuni aspetti del pensiero dell’Autore, morto nel 1957.
Diciamo subito che questi aspetti sono i più discutibili e criticabili di tutta l’opera del Reich; e che il volume in questione, anziché recare un contributo d’informazione e di chiarificazione, appare destinato a generare molta confusione e a suscitare reazioni, in un senso o nell’altro, parziali e indesiderabili. A giustificazione di questa premessa, è opportuno ricordare in breve chi è stato e che cosa ha fatto Wilhelm Reich.
Brillante discepolo di Freud, Reich aveva dato per qualche anno (press’a poco dal 1921 al 1933) contributi eccellenti alla psicoanalisi, formulando tra l’altro una teoria relativa alle « resistenze del carattere » e sostenendo la necessità analizzare tali resistenze quale prima, indispensabile fase del trattamento analitico. Alcuni di questi principi, opportunamente riveduti e resi meno assolutistici, sono penetrati da tempo nella tecnica analitica.
Dopo il 1933 – anno in cui apparve la Charakteranalyse – il pensiero di Reich si sviluppò in varie successive direzioni, che lo portarono quasi subito fuori dell’orbita psicoanalitica. In un primo tempo, si orientò verso il comunismo, ritenendo che i conflitti psichici fossero dovuti soprattutto alla pressione esercitata sugli istinti umani (e particolarmente sull’istinto sessuale) da istituzioni della società capitalistica, ossia dalla morale borghese, dalla religione ufficiale e dalla stessa scienza accademica; e che la psicoanalisi freudiana avrebbe trovato pertanto la sua vera giustificazione e il suo pieno sviluppo nel trionfo del comunismo rivoluzionario.

Scienza e politica

Accadde esattamente l’opposto. La psicoanalisi si è sviluppata nei Paesi occidentali, e gli studiosi marxisti (particolarmente quelli sovietici) attaccarono a suo tempo sia Reich, sia la dottrina freudiana. Un articolo serrato, abilissimo, di I. Sapir sul « Freud-marxismo » liquidò definitivamente Reich di fronte al pensiero comunista. Neppure la reazione dei circoli psicoanalitici si fece attendere molto. Nessuno – si dichiarò – poteva impedire a uno studioso di propendere per questa o quella ideologia politica. Ma a nessuno – si osservò altresì – era lecito pretendere che una dottrina scientifica dovesse avere una precisa connotazione politica. La scienza, la cultura non sono né comuniste, né fasciste, né « borghesi », né « rivoluzionarie ». Per questi motivi, e per, le sue aperte rinunzie ad alcune premesse fondamentali della psicoanalisi, Reich fu escluso, nel 1934, dall’Associazione psicoanalitica internazionale.
La fase successiva dell’evoluzione di Reich fu un ritorno a posizioni di tipo organicistico. Rilevato che, oltre alle «corazzature» del carattere, i nevrotici presentavano spesso un’eccessiva tonicità e rigidità muscolare, Reich prese a considerare questi fenomeni non già come effetti di « resistenza psichica », ma come cause, e introdusse quella che chiamò « vegeto – terapia », ossia una combinazione di tecniche psicologiche e di manovre fisiche, quali rilassamento, pressioni manuali sul dorso, sul petto e sull’addome del paziente. In tal modo – pensava Reich – il paziente veniva « rivitalizzato », sessualmente integrato, armonizzato con le coordinate stesse dell’universo.
Già a questo punto qualche studioso cominciò a dubitare della completa integrità mentale di Wilhelm Reich. Noi stessi rilevammo inquietanti somiglianze fra la « vegeto-terapia » e le tecniche del « magnetismo animale », introdotte sul finire del Settecento da Mesmer. Anche Mesmer aveva creduto di poter curare molte malattie mediante imposizione delle mani, toccamenti e lievi massaggi. Non mancava ormai a Reich – osservammo allora (si era nel 1936) – che ricalcare ulteriormente le orme di Mesmer e credere in un « fluido universale », da raccogliere, condensare e irrorare a scopi terapeutici.
Fummo profeti. Dopo pochi anni, Reich annunziò di avere scoperto che l’energia della materia vivente – specialmente sul piano sessuale era la manifestazione di una energia cosmica, da lui individuata, e chiamata « orgone ». Da qui la necessità – così egli scriveva di « mobilitare l’energia orgonica dell’organismo », per curare non soltanto le nevrosi, ma praticamente qualsiasi alterazione somatica o somato – psichica, persino il cancro e la leucemia. Emigrato negli Stati Uniti, Reich pubblicò numerosi volumi sull’« orgone » e sugli esperimenti di laboratorio che gli avevano consentito – così affermava – di scoprirlo in parecchie sostanze minerali e di condensarlo in appositi recipienti. Vari scienziati – si noti – cercarono per anni di riprodurre nei loro laboratori tali esperimenti: del tutto invano. Ma ormai Reich era lanciato, ebbro della sua « scoperta » e convinto di essere un novello Newton. Costruì certe cassette che contenevano, a suo dire, « energia orgonica » (in pratica c’era un po’ di sabbia asciutta, forse qualche sale o cristallo). La cura consisteva nel far mettere i pazienti in tali cassette, e tenerveli per qualche tempo. Erano cure infinitamente più semplici, certo, della psicoterapia analitica o dell’ « analisi del carattere »: ma quanto simili, senza che Reich se ne rendesse conto, a quelle escogitate quasi due secoli prima da Mesmer, il quale, anche lui, « condensava » il presunto « fluido magnetico universale » in una sua tinozza, o baquet, e credeva che i pazienti vi potessero attingere forza e salute… Da ultimo, Reich mise in commercio le sue cassette, chiamandole « accumulatori di energia orgonica », e consentendone la vendita a prezzi variabili.
A questo punto (si era nel 1956), le autorità americane intervennero. Reich – si osservò – aveva violato il « Food and Drug Act » e aveva agito, secondo il giudice, come un ciarlatano. Fu ordinato il sequestro delle cassette e Reich fu condannato a due anni di prigione, da scontarsi a Lewisburg. Ma l’anno successivo, l’inventore della terapia « orgonica » moriva d’infarto, in mezzo ai delinquenti comuni.
Questa, la triste parabola di Wilhelm Reich, che noi stessi abbiamo seguito prima ammirati (i suoi lavori anteriori al 1934 rivestono ancor oggi un alto valore scientifico), poi perplessi e trepidanti, e infine addolorati di fronte allo spettacolo di un ingegno eccezionale, ovviamente devia to da impulsi non certo delinquenziali, ma megalomanici e paranoidi.

Zelo mal posto

Le espressioni più ragguardevoli del suo pensiero anche in Italia furono segnalate e valorizzate: e sarebbe stata, perciò, altamente desiderabile la traduzione in italiano della Charakternalyse (nella sua stesura originale) e dei contributi di Reich al problema del masochismo o a quello della funzione ricondizionante dell’attività sessuale adulta. Invece abbiamo avuto questa Teoria dell’orgasmo: la quale contiene, accanto a varie pagine del Reich migliore, molta sua produzione contestabile, o pseudo-scientifica, o addirittura delirante. Si vedano, come esempi di quest’ultima, i capitoli intitolati « Fisica orgonica » o « Ingegneria orgonica cosmica », con i relativi metodi di « rimozione dell’energia orgonica letale e nubifugazione ».
Dobbiamo questa pubblicazione allo zelo e al coraggio (questa volta, assai mal placés), di Luigi De Marchi: il quale, da alcuni anni, fa un po’ il messia o il banderillero di una rivoluzione sessuologica che, a suo parere, potrebbe trasformare radicalmente l’uomo e la società. Il De Marchi ha scritto una lunga prefazione al volume del Reich, da lui tradotto; ed è curioso notare sino a qual punto la non sufficiente preparazione e la misconoscenza dei fatti possano far velo a suo giudizio. Il De Marchi si è imbattuto per la prima volta in uno scritto di Reich – lo dichiara egli stesso – due anni fa. Le vicende che portarono Reich sulle sue successive posizioni, e che lo esclusero dall’orbita psicoanalitica prima ancora del deliberati dell’Associazione psicoanalitica internazionale, gli sono note soltanto di terza mano, soprattutto nelle deformazioni dei pochi superstiti difensori delle teorie « orgoniche ». Tutto ciò che è stato obiettato al Reich – dalle critiche scientifiche alla deplorazione delle sue aberrazioni megalomaniche e alla condanna penale – è prodotto, secondo il De Marchi, di asservimento psicologico, di nevrotica sessuofobia, di quella stessa « corazzatura » della personalità che Reich aveva descritto.

Le cose a posto

Tutti nel torto: quella che il De Marchi chiama la « chiesa culturale » psicoanalitica, l’altra « chiesa » rappresentata dai pensatori socialisti, gli scienziati americani come quelli sovietici, le autorità statunitensi che condannarono gli « accumulatori orgonici » e chi li aveva messi in commercio, i reggitori degli Stati sia capitalisti che comunisti, i borghesi d’oltre Atlantico non meno dei proletari d’oltre cortina… Tutti tranne Wilhelm Reich, il cui verbo sembra al De Marchi contenere le supreme verità fisiche, biologiche, sessuologiche, psicologiche, terapeutiche, sociologiche e psico-politiche di tutti i tempi.
Rilevare i numerosi errori scientifici contenuti nelle molte pagine prefatorie dell’apologeta De Marchi alla Teoria dell’orgasmo richiederebbe troppo spazio. Basterà dire che la sessuologia psicoanalitica (con le sue fondamentali distinzioni fra sessualità pregenitale, pseudo-genitalità e sessualità adulta) gli è largamente ignota; e che a coloro i quali avessero dubbi circa le « prove » di laboratorio sulle quali il Reich fondava la sua presunta « scoperta dell’orgone », De Marchi oppone il non sfavorevole interessamento di alcuni suoi « amici medici, biologi e fisici ». Aggiunge però non senza sarcasmo: « I pochi sprezzatori sono stati, non a caso- i più corazzati tra gli interpellati ». Chi non accetta Reich e il suo orgone è dunque « corazzato », e peggio per lui: De Marchi dixit. A noi, francamente, importa poco che i tre o quattro americani- che ancora credono nell’« orgone », o l’entusiasta suo difensore e propagatore italiano, ci considerino corazzati o tunicati o in costume da bagno. Ci premeva soltanto palesare, sulla base non già di due, ma di trent’anni di conoscenza di Reich e della sua opera (eravamo, prima della guerra, in buoni rapporti anche personali), l’apprensione che l’incauta pubblicazione di Teoria dell’orgasmo ci ha procurato.
Emilio Servadio

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