Recensioni anni '20

RECENSIONI ANNI ’20- GLI ATOMI E LE STELLE

La Fiera Letteraria 04/12/1927

« Quando la vita dolcemente s’inflette verso il suo nadir, quando ci si è ben dissetati a tutte le saporose coppe… si prova talvolta il bisogno di fuggire il secolo per veder meglio le cose sotto la loro specie d’eternità… a coloro che son fatti di questa stoffa la meditazione e la scienza offrono chiostri tutti tappezzati di misteriosi fogliami e di fresche ombre… ».
Dolci parole! e con quale misurata grazia Charles Nordmann, che del Flammarion è l’epigono più degno, riesce ad introdurci, sia pure per un breve ristoro, nell’ombra piena di bagliori dei gabinetti medianici o nei chiostri lucenti di stelle. Con la guida di chi ci fece conoscere tempo addietro, senza smarrir la ragione, alcuni tra i più ineffabili misteri delle cosmogonie einsteiniane, non possiamo perder la strada, e se ci accadrà di essere per un attimo travolti (la qualche improvviso turbinio di elettroni impazziti o di imrnergerci con soverchio abbandono nella contemplazione dell’ eterno ritorno, il buon maestro ci ricondurrà facilmente alla coscienza di noi stessi.
« L’aldilà », (1 ) ? Sì, ma il titolo non deve ingannare. Vien trattato qui non solo il problema dell’ultimo destino dell’individuo o della specie, ma il presunto divenire senza limiti di ogni essere che, nel presente attimo, viva. Che cosa c’è, oltre? Ed ecco susseguirsi, dopo un breve capitolo sui misteri metapsichici dell’ectoplasma, una serie di sguardi indagatori, di colpi d’ala vasti e sereni nei regni ugualmente malnoti, ugualmente fascinatori, dell’infinitamente piccolo e dell’infinitamente grande, degli atomi e degli astri, della materia che si sottrae riluttante, e di quella che, riluttanti, ci rapisce e ci trascina con sé nelle altezze.
Pare una favola… Le distanze negli spazi siderali assumono proporzioni assurde che le annullano e quando Nordmann ci dice che nella sua larghezza maggiore la Via Lattea ha un’estensione tale che la luce impiega dai 150 ai 200 mila anni a percorrerla, il nostro pensiero non percepisce più alcunché di concreto, e si perde in una generica visione di mondi erranti, cui nulla può aggiungere l’informazione che segue, dalla quale si apprende che gli astronomi conoscono circa due milioni di sistemi del genere. Due milioni? E perchè non due miliardi? O duecento? La magia del numero cessa, e subentra un incanto più sottile e più certo: quello della « poesis » che, affievolita nella sua vera sede, sembra innestarsi alla pura contemplazione degli eterni universali. Assistiamo cioè oggi allo strano fenomeno di una scienza la quale, nelle sue più alte speculazioni, si tinge fantasticamente di colori lirici e filosofici. Il principio di Carnot si confonde col « Panta rèi a di Eradito, e il motto degli Stoici dà adito alle massime effusioni della schietta poesia.
Come conclude la nostra guida, dopo questa inebbriante corsa per i sentieri più audaci che la scienza moderna abbia intagliato nella massa compatta del reale? Non conclude, e savio partito è il suo. L’ultimo capitolo è intitolato cartesianamente « Que sçay je ? » e e ci fa rivedere con una sola occhiata comprensiva tutti i sistemi filosofici cui fatalmente ci volge la nostra attenzione, al momento di chiuder le ali e di fabbricarsi una casetta. Ma il Nordmann ha la tempra del viaggiatore e i chiostri ombrati non gli offrono la quiete degli ultimi porti.
Atomi e stelle. Intorno a noi (o nell’intimo nostro?) si svolge l’infinito giuoco di azioni e reazioni dei mondi. Il più piccolo spazio offre la meno sondabile profondità. I milioni di anni-luce, e i milionesimi di secondo non sono che espressioni univoche della nostra sublime incomprensione. Sublime, perchè la sola che ci consenta un rifugio, un punto di partenza per tutte le partenze. Allo sguardo ormai staccato dalle formule come dai sistemi, l’orbita di un astro o di un elettrone costituisce una delle infinite vie compossibili. E perciò la scienza dei tempi nostri, lentamente, si spoglia di ogni presupposto di verità estrinseche e s’immedesima in una mistica maggiore, nella mistica totale che vive il mistero, senza sposarlo e senza ripudiarlo.
Emilio Servadio

(1)CHARLES NARDMANN: L’au-delà, face au problème de l’immortalité, Hachette, Paris, 1927, Frs. 2.

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