Ancora l’apparecchio «avvertitore»
Luce e Ombra 1930

Il sig. A. Rutot insiste, nel numero di ottobre del « Bulletin du Conseil de Recherches Métapsychiques de Belgique », sull’apparecchio elettrico « avvertitore », circa il quale abbiamo noi stessi scritto nei numeri 4 e 7, 1930, di « Luce e Ombra ». In questo suo nuovo articolo il Rutot risponde alle critiche e alle osservazioni che gli sono state mosse da più parti: o meglio, crede di rispondere. Senza preoccuparci delle obbiezioni altrui, che la cosa ci porterebbe troppo lontano, limitiamoci a vedere se e come il Rutot replichi alle nostre. Egli scrive anzitutto che l’apparecchio è stato realizzato dall’ing. Vandermeulen « seguendo servilmente e senza discutere le indicazioni date dall’oui-ja » ; inoltre, che « è sempre l’avvertitore il quale, sotto l’influenza di un’entità desiderosa di comunicare, prende l’iniziativa dell’appello, precisamente perchè nessuno è presente in quel momento, ciò che scarta ogni idea di seduta prevista, con assistenti più o meno numerosi, o di un medium determinato » ; infine, che « né le intense trepidazioni della strada, nè le correnti d’aria, né i movimenti degli astanti o del pavimento hanno influenza, sulle suoneria ».
Il Rutot, pervaso dall’idea che questi fenomeni debbano per forza avere una natura schiettamente spiritica, non si pone evidentemente neppure la domanda se gli argomenti da lui portati siano validi o no. Ora, validi essi non sono, per chi abbia una certa pratica con la più comune fenomenologia medianica basata da un lato sugli automatismi e sulle dissociazioni di personalità, dall’altro sulle possibilità psicodinamiche di certi medium anche inconsapevoli. L’ing. Vandermeulen può benissimo avere realizzato un dettato dell’altrui o della sua subcoscienza; l’apparecchio può benissimo venir fatto muovere per telecinesi da un medium ignaro di esser tale, anche se non ci sia seduta vera e propria, anche se nessuno sperimentatore si trovi nella stanza dove è posto l’apparecchio. Forse che per i fenomeni di « Poltergeist », a tipo telecinetico, c’è bisogno di sedute regolari o della presenza del medium nella stanza? Quanto poi al fatto che le scosse, le trepidazioni, ecc., non facciano agire l’apparecchio, ciò è ben naturale: anche per far suonare i campanelli di casa ci vuole o la corrente elettrica, o… una scossa di terremoto : non bastano certo le vibrazioni stradali o i passi anche pesanti!
L’errore del Rutot sta proprio in questo: nel non voler prospettarsi altre ipotesi, nel non voler neppure per un momento dubitare dell’interpretazione semplicistica (ma quanto grave e scientificamente improbabile!) da lui fornita. Ben diversamente si comportò il Flournoy di fronte alle « incarnazioni » di Hélène Smith; ma chi saprà penetrare in toto certe psicologie del ragionamento

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