Esperienze di “sdoppiamento”
Luce e Ombra 1931

Le riferisce la stessa protagonista, sig.na X…, nel numero di aprile della « Revue spirite ». Alcuni schiarimenti circa la personalità della relatrice (appartenente a distinta famiglia; dotata di non comune intelligenza e di acuto spirito d’osservazione, ecc.) premette Paul Loyonnet, ben noto concertista e maestro di piano della signorina. I casi di « sdoppiamento » riferiti sono cinque, e differiscono soltanto nei particolari secondari. Ecco, sommariamente, quanto ne scrive la signorina X.:
Addormentatasi in una camera d’albergo, a Aix-les-Bains, la sig.na X, verso le 7 di mattina, entrò in una specie di dormiveglia, ed ebbe a un tratto la sensazione di sprofondare. Non volle interromperla, sapendo che questa sensazione era fittizia, e provò allora un enorme peso in mezzo alla fronte. Poi l’impressione poco per volta svanì, le sembrò di vedersi senza sforzo sul letto, di spostarsi silenziosamente. Prima credette di trovarsi in stato di sonnambulismo, poi si persuase di essersi sdoppiata. La coscienza, volta a volta, passava dal « doppio » al corpo fisico, sempre immobile e disteso; il « doppio » le appariva come un fantasma nebbioso e grigiastro, senza struttura particolare constatabile, dotato solo del senso visivo; se voleva rendersi conto del proprio corpo fisico, le sensazioni le pervenivano attraverso di esso. I movimenti del « doppio » venivano paralizzati da ogni sforzo da lei fatto per analizzarli… Infine un suono di campanello, percepito dal corpo fisico, la riportò allo stato normale, e non spiacevolmente, ché anzi la stanchezza e l’indolorimento precedenti erano del tutto scomparsi.
Quindici giorni dopo, il fenomeno si ripeté, svolgendosi analogamente a quello della prima esperienza. Questa volta i due «corpi» furono percepiti nettamente e simultaneamente come separati. Una terza volta lo « sdoppiamento », avvenuto mentre la protagonista leggeva, ebbe brevissima durata, e la sua mano levata non lasciò neppure cadere il libro che teneva dinanzi agli occhi.
La quarta volta, la sig.na X, riuscì, col suo « doppio », a passare nell’appartamento superiore, distinse alcuni particolari poi verificati esatti, ebbe una serie non indifferente di sensazioni e di pensieri, e infine si svegliò. La quinta volta le apparve, ancor più chiaramente che nei casi precedenti, l’ « immaterialità » del «doppio » e la provvisorietà del suo legame con il corpo fisico.
Queste interessanti esperienze, esposte con grande ricchezza di particolari e denotanti una facoltà di osservazione veramente poco comune, non implicano – è chiaro – alcuna necessaria «bilocazione» obbiettiva. Questa non è senz’altro da escludersi, beninteso, ma il fatto che il soggetto non abbia prodotto alcun mutamento effettivo nell’ambiente (spostamento di oggetti, o simile); la simultanea o quasi simultanea sensazione dei «due corpi» il carattere vago e oscillante dello stesso fenomeno osservato, fanno ritenere che si tratti qui di una serie di casi di autoscopia a carattere obbiettivante, complicati dall’emergere di facoltà chiaroveggenti, sempreché sia certo che il soggetto non abbia avuto nozione, neppure incoscientemente, dei particolari visualizzati nella quarta esperienza. Comunque, il fenomeno è notevole in quanto concorre a mostrare come anche solo soggettivamente sia possibile una virtuale separazione del «psichico» dal « fisico », con conseguenze teoriche evidentemente assai contrastanti con i dati della psicologia «ufficiale».
Emilio Servadio

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