Un rebus per la scienza la donna « elettrica » di Mosca
Il Tempo 07/05/1968

Sotto lo sguardo fisso di Nelya Mikhailova le lancette degli orologi si arrestano e le scatole galleggiano nell’aria – Qualcuno però parla di truffa.
Alcuni giornali e periodici italiani hanno dato notizia, in tempi recenti, di strani fenomeni che avvengono in presenza di una semplice donna russa, una moscovita quarantenne, certa Nelya Mikhailova. Di essa si sono già occupati alcuni scienziati sovietici, tra cui due cattedratici dell’Università di Mosca, e il suo nome e le sue manifestazioni sono state menzionate anche sulla ufficialissima Pravda. La donna possiede invero una quasi incredibile, eccezionale facoltà. Fissando lo sguardo su piccoli oggetti, e concentrando la propria volontà fino allo spasimo, in piena luce e sotto le più severe condizioni di controllo, essa riesce a smuovere piccoli oggetti, facendoli spostare sia su un piano orizzontale – come il pavimento o un tavolo – sia addirittura nell’aria.
Sotto lo sguardo fisso di Nelya Mikhailova le lancette degli orologi si arrestano o prendono a girare vorticosamente; i piatti delle bilance si abbassano da soli, una scatoletta « cammina » lungo il piatto di un tavolo e si sofferma per aria prima di essere raccolta dalle mani di qualcuno dei presenti. Mentre « opera », sul volto di Nelya si disegnato smorfie di dolore, ed è chiaro che essa soffre non poco. Dopo ogni esperienza, è visibilmente spossata. Qualche volta perde per qualche minuto la capacità di parlare, e medici hanno accertato che, in conseguenza degli esperimenti, il suo ritmo cardiaco si affievolisce, e il peso del suo corpo diminuisce di parecchi chilogrammi.

E’ stata arrestata

Qualcuno si è già affrettato a gridare alla truffa, alle « calamite nascoste », eccetera, e sembra che la Mikhailova sia stata arrestata; ma si vera sunt exposita, non si vede come una «calamita nascosta» possa far muovere una mela sopra un comune tavolo, o sospendere un oggetto a mezz’aria. L’aspetto eccezionale dei fenomeni prodotti dalla Mikhailova, in realtà, consiste nel fatto che essi nascono dalla volontà, e avvengono in condizioni del tutto ineccepibili di osservazione e di controllo – a differenza di fenomeni consimili presentati dai cosiddetti « medium ».
Una differenziazione non dissimile, d’altronde, si può istituire tra fenomeni come quelli prodotti da Nelya Mikhailova e quelli cosiddetti di Poltergeist. Questi ultimi, chiamati anche fenomeni di «infestazione», e che la tradizione popolare attribuisce a uno «spirito chiassone» (traduzione letterale del termine tedesco Poltergeist), si verificano spesso nelle campagne, in cascinali, eccetera, e consistono in movimenti spontanei di oggetti senza contatto apparente, cadute improvvise di pietre, colpi battuti nei muri, eccetera, il tutto in relazione con la presenza, nell’ambiente, di un ragazzino o di una ragazzina in età puberale. Ma anche i fenomeni di Poltergeist sono del tutto indipendenti dalla precisa intenzionalità e volontà di chicchessia. Se in essi si può immaginare o intravedere un « disegno », esso rimane impenetrabile e occulto, e cioè sepolto nell’inconscio del soggetto o del medium. In tutti questi casi si tratta, dunque, dei fenomeni contraddistinti in parapsicologia con il termine generico di « telecinesi » (letteralmente, movimenti a distanza): ma il criterio discriminativo sostanziale consiste, come si è accennato, alla imprevedibilità dei fatti telecinetici di tipo medianico o di Poltergeist rispetto a quelli «volontaristici» prodotti da individui eccezionali come Nelya Mikhailova.
A prescindere dalle ipotesi interpretative che si possono formulare sui casi in questione (ipotesi, sia detto subito, che appaiono sinora assai insoddisfacenti e manchevoli alla luce delle nostre conoscenze scientifiche), osserveremo che il· « fenomeno Mikhailova », sebbene eccezionale, non è però il primo nella storia. Per quanto ci consta, almeno altri due « casi » consimili sono stati oggetto di lunghi studi e dissertazioni da parte di indagatori del passato.
Uno appartiene all’Ottocento, ed ha come protagonista una ragazza francese, certa Angélique Cottin. Questa, in età di 14 anni, aveva anch’essa la strana facoltà di far muovere oggetti abbastanza pesanti – come sedie, tavolini e altro – con la sua sola presenza. Le suppellettili sembravano allontanarsi bruscamente dalla fanciulla, quando essa le avvicinava. In tale epoca, le ricerche sull’elettricità erano ancora arretrate, e presentavano aspetti alquanto misteriosi. Perciò Angélique Cottin fu subito denominata, dai contemporanei, la « fanciulla elettrica ».
Molto più vicino a noi, ben documentato, e assai più simile a quello di Nelya Mikhailova, è il caso di Anna Rasmussen. Era questa una donna danese, nata verso la line del secolo scorso, che già all’età di 12 anni aveva manifestato interessanti e curiose facoltà medianiche. Nell’ottobre e nel novembre del 1921, tali facoltà furono accuratamente esaminate nel Laboratorio di ricerche psichiche che il dottor ingegner Fritz Grùnewald aveva istituito a Berlino. I risultati furono così decisivi che lo stesso Grùnewald ne fece oggetto di una relazione al II Congresso Internazionale di Metapsichica, tenutosi a Varsavia nel 1923.
Ma ancora più interessanti furono gli esperimenti condotti con lo stesso soggetto a partire dal 1922, dal professor Christian Winther, dell’Accademia Politecnica di Copenhagen, col concorso di altri chiari studiosi. Le esperienze, durate parecchi anni, si svolgevano sempre in piena luce del giorno o con forte illuminazione artificiale; e bene spesso ed è qui la somiglianza del caso Rasmussen con quello di Nelya Mikhailova – le particolari facoltà « telecinetiche » della donna poterono esercitarsi a comando. Alcune tra le più interessanti manifestazioni delle singolari doti di Anna Rasmussen ebbero caratteristiche scientificamente impeccabili. Sopra una tavola, ad esempio, era stato posto e saldamente avvitato uno sgabello. Sotto di questo, pendevano due pendoli di uguale lunghezza, ma di peso diverso. Per evitare qualsiasi sospetto di azione dovuta a correnti d’aria o altro, intorno allo sgabello erano state disposte lastre di vetro, in modo da formare una vera e propria gabbia.
Sempre in piena luce, e a distanza, la Rasmussen riuscì molte volte a far muovere a comando sia l’uno, sia l’altro, sia entrambi i pendoli. A parte le precauzioni prese, è chiaro che la stessa «selettività» dell’influenza esercitata dal soggetto bastava ad escludere qualsiasi possibilità di trucco. Persino Harry Price, il noto parapsicologo inglese che fu anche uno straordinario illusionista dilettante (suo è l’articolo Illusionismo dell’Enciclopedia Italiana Treccani), si dichiarò soddisfatto delle condizioni in cui si svolgevano i fenomeni prodotti da Anna Rasmussen, e le dedicò un apposito capitolo nel suo grosso volume di resoconti, Leaves from a psychist’s case-book, apparso nel 1933.

Nelle fotografie

Se i fenomeni prodotti da Nelya Mikhailova non hanno dunque, come si è visto, nulla di propriamente « nuovo », rimane però il grande interrogativo sulle loro modalità di produzione. A tal riguardo – ci viene riferito – gli scienziati sovietici che hanno esaminato la Mikhailova hanno formulato varie ipotesi, che suonano però come tutt’affatto provvisorie, per nulla significative, e volte soltanto a colmare il vuoto della nostra ignoranza. Si comprende fin troppo bene come nonostante· in accumulo di indicazioni e di prove che data ormai da moltissimi anni, molti esponenti della scienza cosiddetta « ufficiale » preferiscano, ancor oggi, escludere a priori tutto il campo del « Paranormale » dal terreno in cui sono soliti muoversi e in cui si sentono più o meno al sicuro!
Recentemente, un illustre psicoanalista americano, il prof. Jule Eisenbud, ha pubblicato un intero volume dedicato alle misteriose «facoltà» di un soggetto disadattato e alcolista, certo Ted Serios, il quale sembra avere la straordinaria possibilità di influenzare, mediante il proprio pensiero, lastre e pellicole fotografiche. In tale volume, da noi a suo tempo segnalato su queste colonne (22 luglio ’67), Elsenbud non si nasconde le enormi difficoltà di ordine scientifico e conoscitivo che manifestazioni del genere possono sollevare. Al pari di quello di Ted Serios, il « caso » Nelya Mikhailova, insieme con quelli che l’hanno preceduto sulla stessa linea, ripropone infatti una revisione ab imis delle nostre concezioni relative al pensiero, alle possibilità psicofisiche dell’organismo umano, ai rapporti tra mente e materia, alla costituzione stessa della realtà che ci circonda.
Si sa benissimo che intere scuole filosofiche, e vari indirizzi religiosi, tradizionali, eccetera, si sono sforzati di dare, di tali problemi, soluzioni e interpretazioni che non collimano affatto con quelle della moderna scienza sperimentale. La nostra scienza «positiva» si è iscritta generalmente in falso contro tali concezioni, con cui – si è detto – la scienza stessa non può e non vuole avere nulla a che vedere. Ma i « casi » inquietanti e disturbatori tornano a battere alle porte di molti fortilizi. Quello di Angélique Cottin era dimenticato quando è sorto il « caso » Rasmussen. E’ probabile che sia gli scienziati sovietici, sia la stragrande maggioranza degli odierni uomini di scienza, ignorino, o abbiano dimenticato e «rimosso», ogni ricordo di Anna Rasmussen. Ma ecco che si presenta Nelya Mikhailova, a riproporre, con i suoi « oggetti » che si muovono sotto il suo sguardo nella piena luce del giorno, gli stessi eterni, fondamentali quesiti. Chi siamo? Dove andiamo? Che cos’è in sostanza ed in fondo questa « realtà concreta », alla quale teniamo, e sulla quale si fonda tutto l’edificio del nostro cosiddetto « sapere » razionale?
EMILIO SERVADIO

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