Incontro con i maghi
Atlante – Luglio 1966 n°19
Introduzione di Emilio Servadio
Ai margini della scienza

I veggenti, cartomanti e «maghi», che abbondano anche nelle nostre grandi città, costituiscono aspetti attuali, psicologicamente e sociologicamente interessanti, di un problema antico quanto il mondo: quello del possibile superamento di certi limiti che la natura impone all’uomo e che l’uomo seguita a tollerare malvolentieri.
Le componenti irrazionali della magia
Di fronte all’impossibilità di conoscere con precisione le proprie sorti, o quelle di altre persone, l’uomo si è rivolto a indovini, astrologhi e profeti. Desideroso di ricchezze improvvise, e non altrimenti ottenibili, ha sperato nell’alchimia e nell’oro artificiale. Frustrato in certe sue esigenze erotiche o distruttive, è ricorso a filtri d’amore o a incantesimi di morte. Alla base di ogni ricerca, di ogni tecnica, di ogni esperienza del genere sta un tipo di pensiero irrazionale e magico.
La ragione ci dice che le carte ben mescolate di un mazzo si dispongono a caso: ma la cartomanzia sostiene che esse assumono configurazioni non soltanto non-casuali, ma aventi un rapporto sia con vicende attuali di chi le ha mescolate o sfogliate, sia, addirittura, con avvenimenti che debbono ancora verificarsi. La ragione ci dice che non vi è alcun rapporto fra un certo segno sul palmo della mano, e il fatto che colui che lo presenta sia un ipertiroideo o un cardiopatico: ma il chiromante sostiene e teorizza il contrario. La ragione ci dice che se pur fosse stabilito che taluni individui emanano speciali energie o radiazioni (cosa finora niente affatto provata), non si vede perché quelle energie dovrebbero avere applicazioni ed effetti benefici sulle più diverse malattie: ma i «guaritori», e coloro che li seguono e chiedono fiduciosi il loro aiuto salvatore, credono senza discutere e senza dubbi ad entrambe le cose…

L’occultismo è persistente

Non è qui il luogo di tracciare un profilo storico dell’occultismo, o delle arti magiche, di cui troviamo documenti o tracce già in tempi antichissimi, se non addirittura nella preistoria (certi graffiti rupestri, o immagini di caverne paleolitiche, sono stati con buon fondamento ritenuti «magici» da studiosi anche di primo piano). Interessa invece ricordare sino a qual punto il ricorso a indovini e veggenti sia tuttora diffuso nelle nostre aree «civilizzate», e chiarire perché ciò avvenga. Sembra abbastanza evidente che il bisogno del misterioso e dell’inquietante è tuttora diffusissimo – a dispetto dei progressi del sapere scientifico e tecnico, e forse proprio in contrapposizione a ciò che la «civiltà delle macchine» presenta di troppo arido, e di emozionalmente frustrante. Il successo della rivista e del movimento francesi Planète si spiega soprattutto in base alla sensazione, che se ne ricava, dell’esistenza di ampi ed affascinanti territori oltre i limiti di quelli abitualmente conosciuti e coltivati dalla scienza. Ma Planète si rivolge a persone culturalmente selezionate, e non alla massa. Questa non legge Planète, si accontenta casomai dell’oroscopo stampato sul giornale, quando è sollecitata dalle anzidette spinte profonde verso il magico e l’occulto si rivolge al « veggente di fama internazionale », di cui ha letto la réclame ii qualche annunzio economico.

Ricupero della magia?

E’ molto probabile – come alcuni Psicologi hanno supposto – che l’esistenza e l’importanza di questi curiosi elementi o sottoprodotti della tradizione magici nella società contemporanea dipendano dalla necessità di «integrare» un’esperienza collettiva umana troppo fortemente orientata, a partire dal secolo scorso verso la razionalità, la positività o la logica formale, Questa necessità appare per molti versi legittima; e solo si desidererebbe che cercasse soddisfazione – in modi un po’ più difendibili di quelli – spesso assai meschini, ridicoli o dannosi – del «consulto» con l’astrochiromante » o con l’ «uomo dai raggi Y».
L’interpretazione psicologica del fenomeno permette tuttavia di giudicarlo con maggiore equanimità, e di rinunziare in partenza a pretendere «provvedimenti radicali» puramente esteriori come la chiusura forzosa dei «gabinetti» di veggenti e maghi, o magari l’invio in prigione dei professionisti del ramo!
Simili idee sono tanto più fuori luogo quando si pensa che di là da questo – bailamme di superstizioni, di teorie cervellotiche o di veri e propri inganni, vi è una serie di fenomeni autentici, che le attuali indagini parapsicologiche vanno chiarendo, e la cui integrazione graduale nell’esperienza e nel sapere degli uomini costituirà una delle più importanti fasi nel moderno ricupero di ciò che è stato, per troppo tempo, accantonato e rimosso dalla nostra coscienza di «civilizzati» e di esseri «moderni».
EMILIO SERVADIO

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