La parapsicologia di Hans Driesch
Luce e Ombra 1933

A chiunque si occupi delle nostre ricerche è ben noto l’interesse che il celebre filosofo e biologo Hans Driesch ha per tutto ciò che si riferisce alla metapsichica (o, come preferiscono i Tedeschi, alla parapsicologia). Noi stessi, nelle nostre rassegne periodiche, abbiamo più volte menzionato questo o quel suo scritto, questo o quel suo apprezzamento. Alla profonda conoscenza dei problemi teoretici della Ricerca psichica il Driesch ha unito anche la partecipazione a sedute sperimentali; e indubbiamente il filosofo di Lipsia è oggi tra i più indicati per pronunziar giudizi e per dar consigli in materia: anche se non proprio sempre si debba esser d’accordo con i suoi punti di vista, che – come accade trattandosi di persona particolarmente intelligente sono talora molto personali e caratteristici. Notevole poi, al solito, è il coraggio che il Driesch dimostra, nella sua situazione di professore universitario, occupandosi di metapsichica: coraggio che lo assimila a un Lombroso, a un Richet e a un Lodge, anche se i tempi vadano grado a grado anche qui facendosi più maturi.

Ai problemi della metapsichica il Driesch, dopo vari contributi parziali, dedica ora un volume ( ): volume il quale si presenta di primo acchito ben diverso dai vari «trattati» sin qui apparsi in materia (Richet, Mackenzie, Sudre, Carrington, ecc.). Ai «fatti» come tali, ossia alla presentazione di singoli episodi, poco o punto spazio è dedicato. Le due parti del libro sono una di metodologia, l’altra di teoria. La conoscenza della materia propriamente detta è qui, insomma, per buona parte presunta; ciò equivale a dire che il volume del Driesch non è per principianti, non ha nulla dell’« introduzione », ma è stato bensì scritto per gente clic poco o tanto sia versata in metapsichica: è un libro di discussione, insomma, e non di esposizione.

Ciò, del resto, è detto esplicitamente nella prefazione dell’Autore, in cui si insiste anzi sul fatto che l’ora di una esposizione sistematica e completa dei fenomeni non è ancora suonata, per quanto tali fenomeni siano già almeno in parte – sufficientemente stabiliti per giustificare una ricerca scientifica nei loro riguardi.

A questo proposito, e cioè circa la posizione assunta dagli ambienti ufficiali tedeschi verso la Ricerca psichica (il Driesch parla per la Germania, ma le sue parole possono valere per parecchi altri Paesi, non escluso il nostro), si leggono nella prefazione alcune frasi che val la pena di riportare in extenso, tanto esattamente esse dipingono lo stato attuale delle cose:

L’atteggiamento della scienza «ufficiale» di fronte ai fenomeni parapsichici… è ancor oggi tale che, in un prossimo futuro, esso apparirà del tutto inescusabile.
Si seguita a confondere la Parapsicologia con, lo «Spiritismo», senza vedere che il primo termine indica un campo d’indagine, limitato per gli stessi oggetti della sua ricerca, il secondo una particolare ipotesi, nata in questo campo d’indagine, la cui esattezza o erroneità non tocca la ricerca vera e propria dei fatti…
Taluno crede d’essere molto «illuminato» ed è invece il contrario, cioè schiavo dei dogmi. Si crede di sapere ciò che «può darsi» e ciò che «non può darsi». Coloro che più aspramente criticano, del resto, hanno formato la loro cultura su qualche articolo di giornale: il che evidentemente non basta, anche se l’articolo nel suo genere era buono. Che cosa si penserebbe di uno che, avendo appreso qualche nozione di chimica sui giornali, volesse insegnare ai chimici ciò che debbono fare? Eppure questo appunto avviene nel nostro campo. Non si suppone nemmeno che vi sia in proposito tutta una letteratura speciale…
Questa insopportabile situazione dev’essere una buona volta denunciata con parole chiare e inequivocabili. Le Università debbono certo mostrarsi guardinghe di fronte alle novità; ma non per ciò debbono essere dei puri e semplici conservatori, e comportarsi come se già si conoscesse tutto l’« essenziale« e come se non si potesse arrecarvi che dei piccoli perfezionamenti.
Che ci si chiuda di fronte a cose nuove ed « essenziali », ecco ciò che è insopportabile allo stato attuale delle cose. Non si vuole riaapprendere, non si vuole modificare radicalmente la propria immagine del mondo.
Perchè in verità, con la parapsicologia, ci si trova di fronte a una possibile modificazione radicale dell’immagine del mondo, senza equivalenti e senza precedenti…

Dopo alcune conclusioni relative alla necessità di fondare anche in Germania una «Società di ricerche psichiche» sul tipo di quella inglese, e ai compiti che ad essa spetterebbero, il Driesch prende in considerazione, come già abbiamo accennato, la parte metodologica della parapsicologia. Tale parte si riferisce per buoni due terzi alla questione dell’errore e dell’inganno: questione alla quale il Driesch dà un’importanza enorme, tanto che non si stanca di elencare ed esaminare una per una le singole esigenze cui occorre soddisfare perchè un fenomeno possa ritenersi autentico, e per contro tutte le circostanze che possono renderlo eccepibile. Ciò vien fatto nei riguardi tanto dell’osservazione spontanea quanto di quella sperimentale, tanto per i fenomeni fisici quanto per quelli mentali. Si tratta, intendiamoci, più di controlli inerenti all’osservazione che di controlli i quali implichino la supposizione della frode vera e propria. Così, per es., per ciò che riguarda i casi di telepatia, occorre considerare, secondo il Driesch: primo, se per caso il fatto che forma oggetto della presunta trasmissione non fosse stato in qualche modo comunicato al percipiente; secondo, se questi si sia espresso sul carattere tutto particolare della visione o dell’audizione telepatica; terzo, se il caso ha somiglianza con casi simili avvenuti ad altre persone; quarto, se vi è coincidenza sia di tempo, sia di contenuto, tra il fatto e la sua percezione in via paranormale; quinto, se la distanza tra agente e percipiente era tale da escludere un’iperestesia dei sensi; e così di seguito. Evidentemente un attento richiamo dei criteri elencati dal Driesch per i singoli fenomeni sarà assai utile per chiunque si acciuga ad esaminare direttamente (o anche indirettamente, attraverso relazioni, documenti ecc.) un determinato fatto di carattere apparentemente metapsichico. Utile, diciamo, soprattutto come pro-memoria, poiché dovrebbe supporsi che i ricercatori attenti ed illuminati portino nelle loro indagini e nei loro accertamenti tutte quelle cautele che il Driesch a ragione raccomanda.
Anche il Driesch distingue, in questa parte, i fenomeni in due gruppi ben distinti, quelli «parafisici» e quelli «paramentali». Circa i primi, egli non ritiene che la certezza a loro riguardo possa considerarsi assoluta, per quanto dichiari che le recenti esperienze del dr. Osty con Rudi Schneider siano quanto di meglio possa desiderarsi in tema d’indagine sulla telecinesi. Rinunziamo, naturalmente, a discutere questo atteggiamento nei riguardi di tutta una parte della fenomenologia, sicuri come siamo che le riserve del Driesch non dureranno a lungo. Unicamente ci dispiace vederlo schierarsi, a questo riguardo, dalla parte di alcuni «negativisti», dalla cui mentalità egli è invece ben lontano. Così lo vediamo, a pag. 56, prendere le difese del Besterman contro coloro che l’hanno definito, e secondo noi giustamente, «un giovanotto senza esperienza». Purtroppo, neanche la difesa di un Driesch può nulla contro i fatti…
Dell’insieme dei fenomeni paramentali il Driesch si afferma invece convintissimo: tutto sta nell’eliminare con ogni cura qualsiasi possibilità di conoscenza normale, e a questa eliminazione deve appunto applicarsi la diligenza dello studioso.

Nel terzo capitolo di questa prima parte il Driesch si sofferma specialmente su questioni metodologiche di secondo grado, ossia sulle «classi» dei fenomeni, sull’eventuale «riduzione» di un dato fenomeno a un altro più generale in cui quello potrebbe rientrare, e così via. Entia non suni creanda praeter necessitatem afferma a ragione, con la scolastica, il filosofo del Vitalismo; ed è presumibile che gli Urphänomene, i fenomeni irriducibili, siano in numero assai minore di quanto non si crede. D’accordo in questo col Richet, il Driesch, per es., tende a ricomprendere il fenomeno della telepatia in quello, più generale, della conoscenza paranormale (criptestesia), e similmente per altri tipi di fatti metapsichici. Acutamente il Driescli considera una serie di casi teorici possibili rispetto alle funzioni, tutt’altro che chiare come si sa, di «agente» e di «percipiente ».

La seconda parte, teorica, del lavoro del Driesch, è altrettanto ricca e articolata quanto la prima, e ancora più difficile a riassumere, dato che ogni pagina, per non dire ogni frase, implicherebbe lunghe considerazioni e discussioni. Ci limiteremo a ricordare che tutte o quasi tutte le teorie generali o parziali, che sono state avanzate nel campo delle ricerche psichiche, vengono esaminate e discusse dall’Autore; così quelle relative al « fluido » umano e all’ipotetico « corpo astrale », così quelle della coscienza cosmica o del « piano trascendentale ». Ma gli argomenti sui quali il Driesch più a lungo si sofferma sono naturalmente quelli inerenti alle ipotesi « animistica » e « spiritistica » (il termine «spiritismo non piace al Driesch, che propone di sostituirlo con quello di «monadismo»: a noi non piacciono né l’uno né l’altro…). Giova qui rivolgere al Driesch un caldo elogio per la schiettezza con la quale egli riconosce che le ipotesi animistiche appaiono spesse volte ben più artificiose che non quella spiritistica. Questo esplicito riconoscimento dell’Autore della Philosophie des Organischen farà probabilmente dispiacere a coloro che sembrano quasi vergognarsi a pronunciare le parole: « ipotesi spiritica ». A noi sembra, tra l’altro, che a questa ipotesi il Driesch debba essere anzi particolarmente accessibile appunto perchè essa non urta affatto contro i capisaldi delle sue concezioni biologiche e filosofiche. Non condividiamo quindi, su questo punto, le meraviglie di altri recensori di « Parapsychologie ». E chiaro che l’ipotesi «monadistica» non sarebbe che una concretizzazione e una generalizzazione dell’ipotesi dell’ « entelechia », avanzata proprie dal Driesch e a lui cara.
D’altronde, il Driesch non si dichiara senz’altro «monadista ». Egli ritiene, anzi, che la cosa più saggia sia quella di accertare ulteriormente i fatti, considerando per ora le varie teorie non più che come ipotesi da lavoro. Occorre, insomma, che la ricerca psichica s’inoltri nella via sin qui seguita, continui ad essere progressivo chiarimento e illuminazione. Solo così essa potrà compiere opera realmente scientifica, recare un vero contributo «ordinativo» alle conoscenze umane.

* * *

Non possiamo evidentemente dilungarci qui a riferire e discutere singoli punti di quest’opera per tanti versi interessante: opera che indubbiamente, per il nome notissimo del suo Autore, e per la saggia prudenza, della sua impostazione e delle sue conclusioni, servirà a meglio disporre verso le nostre ricerche un certo numero di persone che apprezzano e seguono l’illustre filosofo tedesco. L’esame anche solo di qualcuno dei numerosissimi temi affrontati dal Driesch richiederebbe molte pagine. Preferiamo quindi limitarci al già esposto, e a raccomandare vivamente il volume a coloro che sappiano apprezzarne la non comune vivacità e la tipica originale inquadratura.
EMILIO SERVADIO.

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