La « semi-levitazione » provocata.
Luce e Ombra 1931

Il dr. A. Wendler, nel numero di febbraio della « Zeitschrift für Parapsychologie », ha pubblicato un breve articolo intorno al curioso fenomeno della « semi-levitazione », di cui si è interessato particolarmente in America il Carrington (cfr. The story of Psychic Science, del C., p. 227 segg. e anche Luce e Ombra, 1929, XI, p. 525). Si tratta, come è noto, di sollevare una persona, in quattro, sorreggendola sotto le ginocchia e sotto le ascelle, adoperando eventualmente solo due dita ciascuno, e previo accordo del ritmo respiratorio di chi partecipa all’esperienza. Dallo scritto del dr. Wendler non pare che questi sia informato dei risultati ottenuti dal Carrington: risultati assolutamente inoppugnabili, in quanto dimostrano e documentano con fotografie che il peso degli sperimentatori subisce una diminuzione effettiva, aggirantesi sulle 50-60 libbre. Sotto la direzione del Carrington, le esperienze furono compiute ponendo tutto il gruppo su di una bilancia munita di quadrante indicatore, e le fotografie da lui pubblicate mostrano appunto in un primo tempo, prima del sollevamento, la lancetta che segna 712 libbre; a sollevamento completo, la lancetta sul numefo 660.
Il Wendler, nell’anzidetto articolo, respinge l’ipotesi dell’autosuggestione (e non ve n’era bisogno, dopo gli esperimenti cruciali del Carrington), e si domanda poi perchè lo stesso risultato non si possa raggiungere sollevando dei corpi inanimati. Si astiene dall’arrischiare un’ipotesi interpretativa del fenomeno, limitandosi a proporne uno studio più approfondito, in relazione ad altri fenomeni che, come p. es. quello della bacchetta o del pendolo dei rabdomanti, sembrano connessi con la gravitazione.
A noi sembra che dopo i numerosi resoconti di persone degne di fede (ultima, in ordine di data, la David-Neel) intorno agli effetti che certi mistici ottengono appunto con una « scienza del respiro » (tra cui precisamente la perdita di peso e la facoltà di compiere salti prodigiosi e levitazioni più o meno spinte), non si possa ormai più accontentarsi di constatazioni, ma occorra affrontare il problema nella sua stessa essenza: indagare cioè con tutti i mezzi possibili – non ultimo quello dell’esperienza personale diretta, o dello studio dei resoconti di protagonisti – il rapporto evidente che passa il ritmo biologico della respirazione e l’energia specifica gravitazionale. Forse saranno anche in questo caso le scienze fisico-matematiche a fornirci la chiave del problema – se pure i loro rappresentanti si decideranno ad affrontarlo: cosa non facile, in quanto presuppone ad un tempo conoscenze biologiche, preparazione filosofica e abitudine all’esperimento in laboratorio. Ma verso l’unificazione scientifica ci si sta incamminando, e non bisogna aver poi troppa fretta.
Emilio Servadio

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