Che cos’è la metapsichica moderna (parte prima)
Luce e Ombra 1930 pp.274-279

I.

Signori,
Un mio amico, del resto assai intelligente, col quale discorrevo giorni or sono, e cui dicevo che avrei tenuta questa conferenza, mi rispose: «Tutto quel che vuoi, ma io lo spiritismo lo lascio alle mie persone di servizio».
Non fui sorpreso di apprendere che esistesse anche uno spiritismo ancillare, ma piuttosto mi domandai se invece di intitolare la mia conferenza: «Che cos’è la Metapsichica moderna» non avrei fatto meglio a discorrere sul tema: «Ciò che la Metapsichica moderna non è», dato che le confusioni sono ancora tanto frequenti. Comunque, anche un semplice accenno potrà bastare. È verissimo che uno tra i principali oggetti della metapsichica è costituito dai cosiddetti «fenomeni medianici», e che, nominando questi, il pensiero corre subito allo spiritismo, movimento ancora vivo e vitale dal quale poco a poco è sorta la stessa metapsichica. Questa, occorre ora avvertire, non è lo spiritismo, in quanto lo spiritismo è, oltre che una vasta corrente mistica, una delle ipotesi (e sono tante!) che si formulano per tentar di spiegare i fenomeni della medianità. La metapsichica, invece, non è un indirizzo aprioristico, e come non può esser confusa con lo spiritismo, così non può confondersi con nessun’altra ipotesi interpretativa, in quanto essa intende, per il periodo di tempo che si dimostrerà necessario, procedere unicamente alle constatazioni ed alle classifiche sulle quali poter lavorare con qualche fondamento. Essa è dunque soltanto un metodo, non ha una propria visione del mondo, non ha un sistema da proporre, non ha una filosofia. Il termine, coniato dal Richet, designa dunque semplicemente « quel complesso di fenomeni che allo stato attuale dell’indagine oltrepassano la nostra normale conoscenza della psiche».
Qui il Diavolo, che è mio amico personale, mi sussurra che anche questa definizione è aprioristica. «Tu parli di fenomeni, e con ciò li presupponi riconosciuti da tutti, mentre sai benissimo che c’è chi ne dubita, e li ritiene frutto di allucinazione, di frode, di fantasia…».
Verissimo. Ma sono ormai più di settant’anni che quest’obbiezione viene ogni tanto rinnovata, e le risposte di oggi valgono, per chi le accetta, quanto quelle di ieri. Il controllo, la ripetizione delle osservazioni, gli apparecchi di precisione hanno ormai accertato, in condizioni inoppugnabili, la realtà di alcuni fenomeni. Altri sono ancora sub judice. Questo è quanto onestamente si può dichiarare. Chi vede dappertutto l’allucinazione, l’errore o la frode dovrebbe, per essere conseguente, dubitare di qualsiasi esperimento di laboratorio e, in ultima analisi, dei dati della sua stessa esperienza. Ora, alcuni esperimenti positivi in tema di ricerche metapsichiche sono stati condotti almeno con altrettanto rigore di quel che si adoperi generalmente in fisica o in chimica, come cercheremo di precisare fra poco.
Non ci attarderemo sopra un altro tipo di obbiezioni, che dichiarano erroneo il metodo sperimentale adottato per studiare i fenomeni. Questi sono i miei amici occultisti, mistici, teosofi, ecc., i quali dicono che tali fenomeni sono bagliori di una realtà non conoscibile attraverso la comune esperienza, e quindi tale che sfuggirà in eterno ai tentativi d’imprigionarla negli schemi della così detta « scienza positiva ». Potrebbero anche aver ragione, ma intanto povero Röntgen se avesse preso i raggi X per manifestazioni sporadiche di una realtà metafisica; povero Crookes se lo spettrale chiarore dei raggi catodici l’avesse fatto uscire atterrito dal suo laboratorio. E inoltre, anche aderendo a questa teoria, la metapsichica potrebbe essere una riprova sperimentale di quella «realtà metafisica » e destarne il presentimento anche a chi si attenga alla comune esperienza.
Né discuteremo a fondo un’altra obbiezione (l’ultima, se Dio vuole!) secondo la quale la metapsichica non potrebbe essere una scienza perchè i fenomeni non possono essere riprodotti a comando. E perchè non estendere questa pretesa ad altre scienze che pure s’insegnano nelle università; alla psichiatria, per esempio, o alla sismologia? Si può produrre a comando un’alienazione mentale di un dato tipo? O un terremoto sussultorio? No, grazie al Cielo. Né si conoscono le cause profonde dei due fenomeni. E allora perchè tante esigenze verso la metapsichica?

Fissati questi punti, prescindendo dai quali la nostra esposizione non saprebbe giustificarsi, entriamo senz’altro in argomento, riferendoci anzitutto alle correnti che hanno preceduto e determinato la costituzione di una metapsichica moderna. Allo spiritismo abbiamo accennato, e non sarà inopportuno ricordare che questo movimento ebbe origine in America, verso la metà del secolo passato. Ben presto i fatti che furono in un primo tempo chiamati « spiritici » vennero studiati da uomini di scienza, i quali li considerarono con occhio snebbiato da preoccupazioni mistiche: primo tra questi l’insigne fisico inglese Willian Crookes, dopo di lui il Barrett, il Sidgwick, il Myers, il Richet, l’Ochorowicz, il Flournoy, ed altri molti, proseguirono nelle indagini; e nei tempi moderni i cultori sono tanti da rendere inutile anche un semplice tentativo di enumerazione. Le società costituitesi un po’ dappertutto, e specialmente nei paesi anglosassoni, in Germania in Francia, contribuirono e contribuiscono tuttora alla raccolta e alla classifica dei casi e delle osservazioni. Per riferirci all’Italia ricordiamo i nomi del Bozzano, del Mackenzie, del Marzorati, del Lombroso, del Morselli, del Bottazzi.
Trascurando per quanto è possibile i riferimenti a quanto è stato compiuto dagli ultimi decenni del secolo scorso alla fine della guerra, e ciò allo scopo di non esorbitare dal compito impostoci, diremo dunque brevemente dello stato attuale delle ricerche metapsichiche, fondandoci sopra quanto oggi si ritiene meglio accertato, e sulle osservazioni, l’indole generale e parziale, che illuminano maggiormente il campo delle ricerche stesse.

Se è vero, come scrisse il Condillac, che « una scienza è una lingua ben fatta », si comprende la necessità di precisare il significato di alcuni termini fondamentali, e quella di classificare le categorie di fenomeni che i termini stessi stanno a definire; senza perderci all’analisi dei tentativi di classifica compiuti sino ad oggi, ricorderemo anzitutto la distinzione fondamentale del Richet tra fenomeni obbiettivi e fenomeni soggettivi. Si hanno infatti da un lato manifestazioni di ordine fisico, di oggettiva evidenza, registrabili eventualmente con apparecchi; dall’altro manifestazioni che non esorbitano dalla coscienza generale di determinati individui: fenomeni detti anche intellettuali. Su questi cardini si appoggia tutto il complesso della fenomenica. Il Richet distingue altresì, nella prima categoria, i fenomeni di telecinesi (movimenti di oggetti senza contatto) e quelli di ectoplasmia (fuoruscita di una speciale sostanza dal corpo del soggetto) e riconduce quasi tutti i secondi ad una facoltà di criptestesia (sensibilità nascosta) ricomprendendovi i fatti comunemente noti coi nomi di chiaroveggenza, telepatia, ecc. Non crediamo opportuno riportare in questa sede, le altre molteplici e articolate chiarificazioni, dato che veramente essenziali, per una comprensione anche elementare dei fenomeni, sono soltanto le categorie indicate.
Prima di addentrarci più particolarmente nell’esame dei dati dell’esperienza, occorre ricordare che una, la prima, delle caratteristiche della metapsichica moderna, è seguire metodi speciali e adottare condizioni d’esperimento sue proprie. Queste e quelli derivano dalle conclusioni di ordine generale cui si è giunti studiando, in sé e nei suoi effetti, il problema della cosiddetta «medianità». Questo termine, e quello di «medium», sono ancora un’eredità del periodo spiritistico di queste ricerche: eredità non gradita, ma che si accetta per comodità, e con ampio beneficio d’inventario, per quanto si riferisce al significato originale dei termini, che vorrebb’essere quello di tramite tra il mondo degli spiriti e il mondo dei vivi.
Un medium è genericamente definito dalla sua qualità di produttore o di coadiutore di manifestazioni metapsichiche. Pretendere di distinguere dove s’inizi la medianità, in che cosa cioè essa si distingua dalla normalità, è ozioso. In tutto questo campo si procede per gradi infinitesimi, e solo l’esperienza ha insegnato, a posteriori, i criteri da seguire. Se è vero che i medium sono degli anormali, non è vero che essi debbano esser tutti degli isterici o dei malati. Anche gli stati psicopatologici hanno solo alcuni punti di contatto col fenomeno del sonno o trance medianica; questa si avvicina piuttosto all’ipnosi, ma sulle caratteristiche del sonno ipnotico ben poco si può dire, oltre le constatazioni puramente esteriori. È più notevole, invece, l’osservazione che tutti i medium, in un modo o nell’altro, sono suggestionabili, o da una persona fisica, o da personificazioni della loro subcoscienza. Questa osservazione, integrata da molte altre parziali derivate dalla lunga esperienza, hanno permesso di rendersi conto della scarsa attendibilità delle dichiarazioni dei medium, del meccanismo di formazione di alcune presunte «entità» o personificazioni medianiche; e, finalmente, del modo con cui è ormai di rigore considerare la vexata quaestio della frode dei soggetti medianici.
La distinzione che si è fatta tra medianità di ordine fisico e medianità di ordine intellettuale, e soprattutto quella che separa i fenomeni ottenuti in una seduta medianica da quelli riscontrati fuori seduta, va tenuta presente per comprendere che quanto si è detto a proposito della medianità si applica più specialmente alle sedute, che permettono lo studio delle forme di medianità più conclamate. Così, esponendo sommariamente i metodi e le condizioni d’esperimento, ci riferiremo soprattutto alle esperienze di seduta, in quanto le altre ottemperano a regole assai più elementari di controllo e di osservazione.
Le sedute medianiche realizzano un tipo di «esperienze psicofisiologiche collettive», secondo quanto scrisse il Geley, che fu uno dei migliori studiosi contemporanei, « poiché i fenomeni sono frutto di una collaborazione psicofisiologica incosciente del medium e degli sperimentatori ». Di qui la necessità di costituire un ambiente armonico e non ostile, in quanto l’acuita sensibilità del medium reagisce prontamente all’atteggiamento anche dissimulato degli astanti.
L’illuminazione oggi adottata nelle sedute dev’essere mutevole a seconda delle circostanze; si adoperano quindi luci di vario colore, regolabili per mezzo di reostati, ed è ormai noto il danno che può derivare ai soggetti da un’illuminazione erronea o troppo violenta.
La luce è il controllo più elementare. Ad esso si aggiunge quello dello stesso medium e, occorrendo, degli sperimentatori. Uno dei mezzi migliori è sempre quello che consiste nel tenere uno stretto contatto con le mani e coi piedi del soggetto; ma si possono anche adoperare mezzi meccanici, come legature, sacchi piombati, gabbie, ecc. Un metodo recente adottato con successo consiste nel formare mediante il contatto delle mani e dei piedi di tutti i presenti un circuito elettrico che dà luce a una o più lampadine; basta lo spostamento anche momentaneo di un arto perchè il circuito venga interrotto.
La questione della frode, cui abbiamo accennato, è oggi risolta nel senso che si debbono distinguere, nella frode stessa, vari tipi: la frode deliberata e cosciente non resiste molto, in genere, a un controllo bene esercitato. Vi è poi una frode occasionale, attribuibile alla scarsa educazione e al limitato senso di responsabilità dei medium, e non si dovrà interrompere lo studio quando si sia constatata: occorrerà vigilare in modo da saper sempre discriminare le manifestazioni genuine da quelle che il medium possa provocare fraudolentemente per stanchezza o per accontentare gli sperimentatori che chiedono dei fenomeni ad ogni costo. La frode incosciente, infine, o automatica, non è affatto imputabile al medium, il quale spesse volte simula dei fenomeni autentici con estrema ingenuità, obbedendo a suggestioni altrui, consapevoli o meno, oppure anche a quelle della propria subcoscienza dissociata. A proposito di questo tipo di frode scrisse acutamente l’Ochorowicz: « Quando il medium è spossato, o quando agisce svogliatamente, cioè senza uno speciale sforzo della sua volontà sonnambolica, libererà una mano per frodare, con grande semplicità… perchè ciò è mollo meno faticoso e perchè glie lo si permette ». E il Geley ebbe a scrivere che il medium può essere « tentato di realizzare questa o quella frode cui pensa questo o quello sperimentatore ». Di qui, la conclusione generale che quando un medium inganna, la colpa è in genere di chi sperimenta: conclusione che non sembrerà paradossale a chi tenga presente quanto abbiamo detto sul meccanismo stesso delle manifestazioni fraudolente.

I gabinetti di ricerche metapsichiche dispongono oggi infine di numerosi e perfezionatissimi sistemi, i quali coadiuvano utilmente gli sperimentatori ben preparati. Apparecchi fotografici, bilance, elettroscopi, galvanometri, barografi, termografi, ecc., sono a disposizione degli studiosi in laboratori,quali l’Institut Métapsychique International di Parigi o il National Labotory of Psychical Research di Londra. Quest’ultimo possiede inoltre una dotazione di strumenti per nulla dissimile da quella propria ai gabinetti di fisica e di chimica. La disposizione degli ambienti è però diversa dai veri e propri laboratori, in quanto i soggetti non debbono avere l’impressione di entrare in una sala anatomica o in una clinica psichiatrica. Ciò paralizza assai spesso le manifestazioni, ottenendosi un risultato del tutto opposto a quello che si vorrebbe conseguire.
(Continua)
EMILIO SERVADIO.

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