Parapsicologia anni '20

PARAPSICOLOGIA ANNI ’20 -LE ESPERIENZE GENOVESI DI VALLANTINE SECONDO H.D BRADLEY

In Luce e Ombra 1929

Contrariamente a quanto ci aspettavamo, gli sperimentatori di Genova non hanno sinora risposto ai violenti attacchi rivolti loro dal Bradley in una serie di articoli pubblicati nella rivista « Light ». Crediamo quindi opportuno riassumerli per i nostri lettori, riservandoci di informarli su quanto eventualmente replicassero i chiamati in causa.
Nei primi due articoli (21 e 28 settembre) il Bradley ricorda i fenomeni positivi, ottenuti in sedute cui parteciparono alcuna volta invitati d’eccezione, come Ernesto Bozzano o Antonio Bruers, della nostra Rivista.
Nel terzo, citando una lettera della moglie, che aveva accompagnato a Genova i coniugi Valiantine, l’autore scrive che il sig. Rossi, recatosi dalla signora Bradley, le disse che nell’ultima seduta aveva udito distintamente il V. parlare in una delle « trombe »; e che il sig. Castellini (sic: si tratta evidentemente dell’avv. Castellani) affermava inoltre che nella prima parte della stessa seduta la signora Bradley aveva tentato di toccargli la nuca, e che egli l’aveva, allora, afferrata per la mano. La signora Bradley, indignata, chiese che il C. ripetesse davanti a lei quest’ affermazione: ma ciò non venne fatto. Il Valiantine ebbe quindi una violenta discussione col signor Rossi, a proposito dell’accusa di frode rivoltagli, e, avendo rifiutato il Rossi, a nome del gruppo, di corrispondere al V. le Lst. 50 per spese generali che erano state pattuite, il V. nulla accettò, e parti immediatamente la mattina dopo. Da Venezia la signora Bradley scrisse al marchese Centurione protestando contro le accuse mosse al V., e chiedendo ampie scuse da parte del C. per quelle a lei personalmente rivolte. A tale lettera il marchese Centurione rispose che il Rossi aveva ritirato la propria mano mentre il Valiantine riprendeva la sua posizione sulla sedia, e che aveva avvertito in italiano, a voce alta, i presenti, -della frode, dicendo anche che si proponeva di cogliere il V. in fallo. Quest’ultima proposizione, scrive il Bradley, è in contraddizione con i resoconti della signora Kelley Hack, che conosce l’italiano, e avrebbe quindi dovuto sentire la frase pronunziata. Quanto al Castellani, il marchese Centurione si limitava a dire che la sua parola era al di sopra di ogni sospetto, e che lo stesso Castellani le avrebbe scritto personalmente.
Nel quarto articolo, infine, il Bradley scrive che il Castellani non ha risposto alla signora Bradley, e non ha neppure risposto alle numerose lettere del Conte Bon. Il sig. Rossi, invece, ebbe un colloquio con lo stesso Bradley a Londra. Il Bradley scrive di avergli dimostrato, con pratici esempi che sarebbe troppo lungo riassumere qui, la pratica impossibilità di una frode quale il V. avrebbe commessa. Il sig. Rossi inoltre disse di aver informato della frode il marchese Centurione soltanto dopo la seduta; il che, scrive il B., contraddice l’affermazione relativa alla frase pronunziata in italiano. Inoltre il Rossi non seppe dire se la voce udita somigliava a quella del V., nè quali fossero le parole pronunziate.
Questi, i fatti come il Bradley li ha enunciati. La questione è, come, si vede, assai delicata, e non oseremmo davvero pronunciarci in merito prima di conoscere le argomentazioni che gli sperimentatori di Genova potranno contrapporre al Bradley. Abbiamo peraltro creduto nostro preciso dovere, in un periodo nel quale intorno al nome di Valiantine si svolgono polemiche e controversie di ogni specie, dare ai lettori un elemento di fatto in più, da informatori sereni e obbiettivi quali ci sforziamo di essere tenendo la presente rassegna.

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