Psicoanalisi e sessuologia
Rivista di Psicologia, 1936, pp.219-225

Uno dei pregiudizi più diffusi a riguardo della psicoanalisi è che questa voglia ricondurre ogni moto umano al fattore sessuale. Frasi come il «pansessualismo della psicoanalisi» vengono ripetute e scritte ogni momento, e non solo da orecchianti, ma anche da persone che avrebbero il dovere di esser bene informate in proposito. Ricordo che parecchi anni or sono l’HESNARD, uno tra i più noti psichiatri francesi, oggi schieratosi completamente a favore delle idee psicoanalitiche, ebbe a pubblicare un volumetto in cui sin dal titolo la psicoanalisi era stranamente definita come «la teoria sessuale di Freud». Ora, il fatto è che la psicoanalisi non è mai stata e non è «pansessualista»; e dicendo ciò intendo precisare un dato di fatto, non già scagionarla da una critica. Si può star certi che se FREUD fosse stato portato dalle sue indagini a formulare una dottrina pansessualistica della vita istintiva, non avrebbe esitato a farlo! Ma invece FREUD, fin dai suoi primi esposti, elaborando cioè una teoria generale degli istinti, ritenne che la verità fosse un’altra, che cioè esistessero gruppi di istinti assolutamente non sessuali; e conservò questa visione dualistica, sino alle più recenti formulazioni.
Effettivamente, peraltro, la psicoanalisi o per dir meglio il FREUD si trovò ben presto a dover constatare che molti aspetti importantissimi della vita sessuale umana erano stati trascurati in una maniera incredibile, quasi che si avesse paura di prenderli obiettivamente in esame, quasi che questo esame fosse qualche cosa di illecito e di sconveniente. Chi legge la magnifica biografia del FREUD scritta da STEFAN ZWEIG, o addirittura la sua stessa autobiografia, può farsi un’idea degli ostacoli tremendi che gli vennero opposti anche in seno all’ambiente accademico, allorché egli provò a comunicare i primi suoi accertamenti in merito. Le cose sono oggi alquanto, se non radicalmente, mutate; oggi si tende sempre più a capite che lo studio della vita sessuale non è più sconveniente di quello, ad esempio, delle funzioni dell’apparato digerente. Ma l’evoluzione è stata lenta e difficile, né si può chiamar terminata; e certamente il FREUD e la psicoanalisi hanno contribuito potentemente a che questi studi venissero affrontati con maggior serenità e con minori inibizioni.
Si potrebbe obiettare, a questo punto, che la sessuologia – ossia l’indagine scientifica dei fenomeni della vita sessuale – non sorge col Freud. Ciò è perfettamente esatto. Ma intanto è doveroso osservare che anche i più semplici e parziali contributi allo studio obiettivo della sessualità sono affatto recenti, e non se ne ha si può dire la minima traccia prima di LEONARDO DA VINCI. Gli appunti e i disegni di LEONARDO relativi alla funzione dell’apparato genitale sono così puerilmente erronei da destar meraviglia: si è indotti a pensare che se un genio precursore come LEONARDO aveva idee tanto confuse in proposito, le conoscenze relative a questo argomento dovessero essere al tempo suo completamente nulle, e così era infatti. Più tardi si cominciarono ad approfondire i fenomeni della fecondazione e della generazione; ma si pensi che fino al Settecento inoltrato non si aveva neanche l’idea di come intimamente essi si svolgessero! Gli studi sessuologici restano poi per molto tempo pressoché confinati al campo anatomo-fisiologico. I problemi fondamentali relativi all’istintività e agli impulsi erotici, tutto il profondo lato affettivo della sessualità,il valore e il significato di questa nella vita individuale, familiare, sociale… tutti questi elementi e molti altri ancora vengono quasi completamente trascurati, se si eccettuino le descrizioni esteriori più o meno brillanti di qualche letterato, come DE SENANCOUR o STENDHAL, e le intuizioni di qualche filosofo, come SCHOPENHAUER. Bisogna arrivare al secolo decimonono perchè gli studi relativi a queste importanti questioni escano dal vago e acquistino carattere sistematico: ed ecco le pregevoli documentazioni e classificazioni di KRAFFT-EBING, di MOLL, di NAECKE, di HIRSCHFELD, di MANTEGAZZA, di FOREL, di STANLEY HALL, di HAVELOCK ELLIS e di vari altri che sarebbe troppo lungo elencare. La comparsa della psicoanalisi sull’orizzonte scientifico dà un senso e un’organizzazione a tutto questo materiale, e getta luci nuovissime e insospettate proprio sui lati più negletti, e più importanti da un punto di vista teoretico, della sessuologia, ossia sull’evoluzione degli istinti sessuali dall’infanzia sino all’età adulta, sulle loro repressioni e trasformazioni, sulle caratteristiche profonde della maschilità e della femminilità psichiche, sui rapporti della sessualità con le nevrosi, le psicosi, le perversioni, i disturbi del carattere, ecc. Il punto di vista genetico, costantemente seguito dalla psicoanalisi, ha permesso di comprendere profondamente una quantità di fenomeni dei quali si conosceva, per così dire, il solo aspetto esteriore; e d’inquadrare in una visione d’insieme fatti di cui non si vedevano, e talora neppure si sospettavano, i rapporti prossimi o lontani.
Passiamo ora rapidamente in rassegna i principali contributi concreti che la psicoanalisi ha recato e reca alla sessuologia. Tali contributi riguardano, come si è già detto, principalmente i campi psicologico e psicopatologico; ma alcune formulazioni, e specie la dottrina degli istinti, concernono a rigore la biologia generale. Non rientra invece, o per lo meno non direttamente, nell’ambito della psicoanalisi, ciò che si riferisce all’anatomia e alla fisiologia, normali o patologiche, delle funzioni sessuali, come pure le ricerche biologiche specifiche ad esse relative. Aggiungo che le conclusioni cui è arrivata la psicoanalisi riguardano l’uomo, e non saprebbero- estendersi se non per qualche più o meno ardita estrapolazione agli esseri viventi inferiori.
Dalle indagini psicoanalitiche è stato, anzitutto, grandemente precisato il concetto medesimo di sessualità: non già, ben s’intende, nel senso di stabilire che cosa questa sia esattamente, poiché il problema posto in tal modo s’identifica col problema stesso dell’esistenza, e in proposito il FREUD si è limitato a enunciazioni che egli senz’altro definisce come « puramente speculative »; ma in quello di circoscrivere e lumeggiare il quadro generale dei fenomeni sessuali nella vita umana. Esisteva uno stridente contrasto, infatti, tra la concezione corrente preanalitica, che limitava la tendenza sessuale a un bisogno fisico localizzato, e il fatto innegabile che dall’esplicazione di questa tendenza, la quale culmina nella generazione, discende la vita stessa che noi tutti viviamo. Basta enunciare la questione in questi termini per rendersi conto che il concetto di « sessualità » non può identificarsi con quello di « genitalità » , e deve comprendere molti altri fenomeni che non riguardano direttamente le funzioni genitali. La psico-analisi, peraltro, ha stabilito con notevole esattezza i modi di questo trascendere dell’attività sessuale di fronte a quella genitale, ed è addivenuta a una descrizione genetica assai minuziosa di come essa si manifesti e si evolva dalle prime età infantili sino all’età adulta. Dei singoli momenti di questa evoluzione non sarebbe certo possibile dare qui un esatto ragguaglio. Mi basti accennare che la tesi secondo la quale l’attività sessuale comincia con la nascita, e non già alla pubertà – tesi appella adombrata da qualche raro scrittore preanalista è stata pienamente confermata e sviluppata dal FREUD e dai suoi scolari: con l’avvertenza necessaria che la sessualità del bambino è profondamente diversa da quella dell’adulto, e non è legata se non limitatamente, e in determinate epoche, alla zona genitale. Il primato di questa rispetto ad altre zone si stabilisce effettivamente, nei casi normali, alla pubertà; ma prima di allora, e particolarmente nel periodo che va dalla nascita sino al 5° o 6° anno di vita, altre zone assumono volta a volta tale primato, e volta a volta lo perdono sotto la duplice influenza dell’evoluzione naturale psicosomatica, e dell’educazione. Da questa concezione evolutiva della sessualità infantile discende un’infinità di conseguenze, una più interessante dell’altra.
La prima di esse è strettamente legata a due dei più importanti accertamenti psicoanalitici accertamenti che moltissimi oggi ben conoscono -: si tratta anzitutto dell’esistenza di fenomeni psichici inconsci, ossia di un «inconscio» psichico; e in secondo luogo del fenomeno delle «resistenze», ossia delle barriere per cui molti contenuti dell’inconscio vengono mantenuti in esso, e non possono affiorare alla coscienza. Chi ci ha seguito fin qui potrebbe infatti legittimamente chiedersi come mai delle anzidette tappe della sessualità infantile l’adulto non ricordi in genere assolutamente nulla. A ciò la psicoanalisi risponde che le esperienze in discorso non sono già cancellate dalla psiche, ma sono bensì trattenute nell’inconscio : sono, come si suol dire in psicoanalisi, «rimosse».
Ecco dunque già ulteriormente approfondito il campo di studio, in confronto alla posizione di chi facesse coincidere a torto lo psichico con il cosciente. Si viene così ad ammettere che di molti processi relativi alla sfera sessuale la coscienza non ha abitualmente ragguaglio, e inoltre, per logica deduzione, che tali processi inconsci debbono pur avere un qualche effetto sulla vita dell’individuo in cui si svolgono. Ma è esatta questa deduzione logica? La psicoanalisi ha dimostrato luminosamente di sì, constatando che sia nel sano sia nell’ammalato, sia nell’uomo civile sia nel selvaggio, tali processi esercitano svariatissime influenze sul comportamento, sul carattere, sulle abitudini, sulle stesse manifestazioni coscienti della sessualità adulta; e che tali comportamenti e manifestazioni vengono compresi appieno soltanto qualora si riesca appunto a stabilirne le determinanti inconsce. E’ vero dunque che in linea di massima le anzi nominate esperienze sessuali infantili restano sepolte nell’oblio; ma non è men vero che esse orientano per buona parte la vita psichica dell’individuo maturo.
Errerebbe peraltro chi ritenesse che il legame tra le anzidette esperienze psichiche inconsce e le manifestazioni coscienti fosse un legame diretto e immediato. Se ciò fosse, non sarebbe difficile accertarlo in ogni caso, dopo un rapido esame. Invece tali esperienze vengono sottoposte a processi svariatissimi di trasformazione, per cui sboccano in quadri d’assieme radicalmente diversi da quella che era la situazione originaria. Per spiegarci con un esempio: tutti sanno che il carbon fossile è il punto d’arrivo di processi millenari cui è stato sottoposto il legno delle piante preistoriche: ma ciò è risultato in base a indagini geologiche, mineralogiche e chimiche, poiché la cosa non appare certo evidente a prima vista. Analogamente molte manifestazioni psichiche, normali e anormali, risultano da complicati processi trasformativi, e solo attraverso una paziente indagine si è riusciti e si riesce a risalire da essi alle loro prime scaturigini. Questa concezione psicoanalitica è balenata per la prima volta al FREUD allorché egli si rese conto che certi sintomi isterici, altrimenti dei tutto incomprensibili, si capivano solo risalendo alle loro fonti lontane, e rendendosi conto delle variazioni e deformazioni che i processi psichici originari avevano subito per sboccare finalmente in essi. Il metodo si mostrò ben presto fecondissimo per l’interpretazione di una quantità di forme psicopatologiche e, si può ben dirlo, per il rinnovamento di tutta la moderna psicologia; in particolare, per la formulazione di una serie di «proprietà» generali relative ai fenomeni psichici umani, specialmente inconsci, proprietà che valgono anche per le persone sane. Non mi è possibile qui se non accennare di sfuggita ad alcune di esse: una tendenza, per esempio, può rivolgersi ad un oggetto (sostitutivo) diverso da quello originario, oppure può provocare nello stesso individuo una reazione violenta, sì che il suo comportamento contraddica in modo clamoroso la tendenza stessa: oppure può trasformarsi nel senso di rivolgersi a obiettivi più elevati, come può accadere di un bambino cui originariamente piaccia scarabocchiare su fogli di carta, e che finisca col diventare un pittore apprezzato; e via discorrendo.
Sembrerà che ci siamo alquanto allontanati dal campo propriamente sessuologico: ma in realtà non abbiamo fatto altro che richiamare alcuni criteri psicoanalitici, alla luce dei quali il quadro dei fenomeni studiati dalla sessuologia prodigiosamente si armonizza e si rischiara. Ecco, infatti, sulla base di tali criteri, precisarsi l’importanza e la funzione specifica del fattore sessuale nell’eziologia delle varie psiconevrosi (isterismi, fobie, nevrosi ossessive, melancolie) ed anche di certe forme psicotiche (ad es. la paranoia): fattore che viene esplorato a fondo dal metodo psicoanalitico, vien portato sotto il fuoco illuminante della coscienza adulta, risolto infine insieme agli altri in una sintesi ulteriore, operata dall’Io modificato. Ecco finalmente scoperto il senso e l’origine di tante perversioni, che si spiegano come fissazioni o come regressioni, talora anche d’immediata evidenza, alle fasi infantili, scoperte dalla psicoanalisi, dello sviluppo psicosessuale.
Ecco infine, accertata l’importanza della sessualità in tutta la vita e in tutto il comportamento dell’individuo adulto, anche nei casi in cui tale comportamento e tale vita non appaiano immediatamente riconducibili alle lontane esperienze della vita sessuale infantile. Uno dei contributi più importanti e risolutivi tra quelli portati dalla psicoanalisi alla sessuologia è poi naturalmente quello che si riferisce all’educazione sessuale. Le memorabili scoperte compiute dalla psicoanalisi sull’importanza della sessualità nei primi anni della vita infantile, hanno fatto considerare sotto aspetti radicalmente nuovi e diversi la preparazione psichica del bambino nei confronti dei còmpiti che lo attendono nella vita. Essendosi scorto e accertato che tante forme psicopatologiche dell’età adulta avevano la loro origine, anche solo in parte, in antiche esperienze sessuali dell’età infantile non ben superate, è apparsa chiara la necessità sia di preparare e proteggere il bambino di fronte all’insorgere eventuale di manifestazioni psicopatologiche ulteriori, sia di illuminarlo anche razionalmente e coscientemente su problemi d’importanza vitale per, il suo sviluppo avvenire.
Si è così venuta a poco a poco formulando tutta una teoria relativa alla profilassi infantile delle nevrosi, la quale va dal comportamento dei familiari e in genere dell’ambiente che circonda il piccolo essere, sino alle anzi prospettate informazioni e delucidazioni relative alla vita sessuale, e fino (per quanto ciò sia attualmente poco più che un desiderio teorico) a un vero trattamento psicoanalitico preventivo anche nel caso dei fanciulli psichicamente sani. A tutto questo enorme lavoro, che per gran parte è ancora da compiere, si son dedicati e si dedicano psicoanalisti specializzatisi in questo campo, e particolarmente donne analiste, guidate dall’esempio e dagli insegnamenti di ANNA FREUD, figlia del Maestro.
Abbiamo così lumeggiato per sommissimi capi ciò che la psicoanalisi ha arrecato alla scienza sessuologica. Appare chiaro, anche dai brevi cenni forniti, che senza la psicoanalisi non si potrebbe oggi neppure, a rigor di termini, parlare di sessuologia. A che servirebbe infatti la raccolta anche paziente e la descrizione anche particolareggiata dei fenomeni della vita sessuale, quando di tali fenomeni non si riuscisse a comprendere profondamente il senso, né ad inquadrarli, come fa la psicoanalisi, in una teoria che ci appare già armonica e – salvo ritocchi sempre possibili e desiderabili – logicamente fusa e rispondente in ogni sua parte? A che servirebbe l’indagine su tali fenomeni, quando questa indagine prescindesse dall’esistenza di processi psichici inconsci, e fosse quindi condannata sia a lasciare in ombra un campo vastissimo di fatti e di esperienze, sia a non afferrare i nessi complicati e sottili tra processi inconsci e manifestazioni coscienti?
E a ciò si deve aggiungere una considerazione ulteriore, della massima importanza per la vita che gli uomini vivono nel mondo moderno.
Mai come oggi il fenomeno nevrosi, mai come oggi i disturbi della vita sessuale sono stati all’ordine del giorno. Qualunque indagatore obiettivo, per non parlare degli psicoanalisti, deve convenire per sua propria esperienza quotidiana che moltissime persone, le quali si ritengono sessualmente normali e psichicamente in perfetto equilibrio, presentano in realtà alterazioni, disfunzioni, disturbi di entità maggiore o minore, ma tali comunque da non consentire all’individuo stesso una esplicazione libera e completa delle proprie possibilità. Si va dalle forme anche tenui di timidezza e inibizione sino a quelle più conclamate di impotenza o frigidità psichiche; si va dal comportamento incerto, o eccessivamente emotivo, o insolitamente aggressivo, sino a tratti nettamente anormali nell’esplicazione della sessualità, che senza essere vere e proprie nevrosi o perversioni accusano tuttavia aderenze parziali a situazioni arcaiche non ben superate, e comunque il non avvenuto pieno raggiungimento della sessualità adulta. Accenniamo poi solo di sfuggita a tutti quei lievi disturbi dell’esistenza, che non presentano apparentemente alcuna connessione con la vita sessuale (tratti di carattere, abitudini, ecc.), per la formazione dei quali, peraltro, anche lo sviluppo della sessualità appare, a ragion veduta, di notevole importanza. Per tutto questo insieme di disturbi, che – ripetiamo – è tipico dell’età moderna (non staremo qui a indagare le cause profonde di ciò, anche perchè il problema è tuttora apertissimo), la psicoanalisi ha foggiato e perfezionato il proprio metodo di trattamento, che ha già recato sollievo e felicità a una quantità grandissima di persone.
Come si vede, anche nel particolare campo che sin qui abbiamo esaminato, la psicoanalisi ha assunto, nel mondo moderno, una posizione di benefica lotta. Come in tanti altri terreni, anche in questo la psicoanalisi esplora, bonifica, porta la luce dove prima era l’ombra, la conoscenza dov’era l’ignoranza, la salute dov’era prima la malattia.
Quanto appare ora assurdo il preconcetto, da noi poc’anzi esposto e smentito, che la psicoanalisi, riportando, come erroneamente si crede, tutti i moti umani al fattore sessuale, abbassi e avvilisca tante nobili attività dell’uomo! Se il guardare la realtà in faccia e dominarla, se trasformare tendenze disordinate e incoscienti in attività preziose per l’individuo e per l’umanità, significassero avvilimento, i critici avrebbero ragione: ma, fino a prova contraria, è vero precisamente l’opposto. Tendendo a riportare sotto il controllo dell’Io cosciente processi che, rimanendo inconsci, disturbano e opprimono l’individuo, la psicoanalisi fa, come sempre, opera illuminatrice e innalzatrice. Non solo essa non ha abbassato l’uomo facendogli meglio conoscere, e permettendogli quindi di padroneggiare, ciò che si agita nel suo intimo e a sua insaputa; ma anzi, con la sua opera teoretica e pratica, incanalando molte energie caotiche in opere organizzate e superiori, e formulando una concezione vastissima quasi, si potrebbe dire, metafisica relativa ad alcune tra le forze primordiali che reggono la nostra vita, essa ha ripreso nel mondo moderno il sublime concetto dell’Eros platonico, dandogli un nuovo spirito e facendone maggiormente risplendere i lineamenti immortali.

RIASSUNTO: L’A. smentisce anzitutto il luogo comune secondo il quale la psicoanalisi sarebbe una dottrina « pansessualistica », e mette in rilievo le formulazioni « dualistiche » di FREUD relative agli istinti. Accenna brevemente alla sessuologia preanalitica e mette in rilievo i meriti della psicoanalisi rispetto alla sessuologia ed i contributi recati da quella a questa. Precisato il concetto di «sessualità », tratta sommariamente dei seguenti argomenti : sessualità infantile e sua evoluzione ; psicosessualità inconscia e sue influenze sulla vita cosciente; metamorfosi degli impulsi primari (sostituzioni, sublimazioni, formazioni reattive); il fattore sessuale nelle nevrosi, nelle psicosi, nelle perversioni, nei disturbi del carattere ; la profilassi infantile delle nevrosi e analisi rieducativa ; la psicoanalisi come bonifica di territori psichici sottratti al controllo dell’ Io.

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