Medianità e frode
Luce e Ombra 1930 pp.92-95

Nel numero di gennaio di «Luce e Ombra », riassumendo uno scritto del Rutot sul problema del controllo dei medium, ci esprimevamo come segue:
« Occorre tener presente che la questione della frode e del relativo controllo è una questione a doppia faccia, e che si rischia quasi sempre di perderne di vista una. I criteri da adottare variano, e solo restano fermi alcuni punti fondamentali, come noi stessi abbiamo indicato ripetutamente,e, crediamo, in modo abbastanza chiaro perchè ci sia concesso di esimerci dal ritornare sul già detto ».
Vane speranze! Nel fascicolo che porta la data 26 gennaio, la rivista« Constancia » di Buenos Aires ci dedica un lungo articolo, firmato Alfonso Depascale, in cui si discute ampiamente un’altra nostra affermazione, contenuta in « Luce e Ombra» del novembre 1929, e precisamente quella per cui sarebbe, secondo noi, « lecito chiedersi se la frode nei suoi vari aspetti e nelle sue molteplici sfumature, che implicano tutti i gradi della diminuita responsabilità sino al vero e proprio incosciente automatismo, non sia indissolubilmente congiunta con la medianità stessa ».
Il Depascale, colpito dalle conseguenze che a suo avviso la nostra tesi implicherebbe, corre ai ripari, e sostiene tra l’altro, contro di essa, i seguenti argomenti, che riassumiamo:

1) se si ammette che le facoltà medianiche siano inevitabilmente unite alla possibilità o alla necessità della frode, si giunte ad una conclusione estremamente sconsolante per tutti gli studi concernenti i fenomeni sopranormali, risultando difficilissimo stabilire fino a qual punto un fenomeno possa essere autentico. Inoltre, gli avversari, avrebbero così un motivo eccellente per invalidare la realtà delle sedute sperimentali, poiché una facoltà ingannevole di per sé non può garantire la genuinità dei suoi effetti, neanche quando il rigore del controllo sembrerebbe attestarla, in quanto non si potrebbe mai essere certi, che chi è disposto a ingannare una o più volte apertamente, non abbia parimenti ingannato o mentito quando una o più circostanze favorevoli abbiano impedito agli sperimentatori più smaliziati di sorprendere i suoi trucchi ;

2) si giungerebbe, poi, all’assurdo, che Dio, o la natura avrebbero affidato ai medium una missione contraddittoria, implicante al tempo stesso luce e tenebra, verità, ed errore;

3) stabilito come presupposto che i fenomeni medianici debbono distinguersi in animistici e spiritistici, non si può peraltro misconoscere che l’individualità umana del medium non viene totalmente annullata nella trance medianica: donde le interferenze di vario genere, e il tentativo e l’effettuazione di frodi. Soltanto, queste sono o coscienti o incoscienti: nel primo caso è responsabile l’uomo, e non il medium; nel secondo esse vanno attribuite all’automatismo inferiore, che non si deve confondere in alcun modo con la facoltà medianica, tanto più che gli effetti dell’uno e dell’altra sono ben definibili e circoscritti;

4) le frodi dei medium andrebbero studiate caso per caso, onde stabilire se si tratti di inganno inteso a supplire una momentanea deficienza delle facoltà medianiche, o di frode unicamente intesa a turlupinare il prossimo. Comunque, a nessun medium onesto fu mai possibile imputare una frode o un tentativo di frode cosciente;

5) le frodi incoscienti, poi, son dovute a cause molteplici, sino a quella della suggestione cosciente o incosciente di sperimentatori ostili. Si potrebbe anche supporre che esse potessero esser dovute all’intervento di entità disincarnate, aventi lo scopo di gettare il discredito sui fenomeni. Solo in questo senso si potrebbe sostenere che un medium, proprio perché tale, può essere strumento di inganno. Ma tale ipotesi è troppo arrischiata perchè su di essa possa fondarsi una teoria che invalida la medianità nel suo complesso

6) la conclusione del Depascale, che traduciamo letteralmente, è questa: « In definitiva, crediamo che l’affermazione dello scrittore italiano sia degna di lungo studio nel senso che il commettere o il tentare una frode è dovuto all’idiosincrasia, alla sensibilità morale, alla suggestionabilità dei soggetti: attributi secondari e umani di questi ultimi, e non costituenti in alcun modo l’essenza della medianità ».

Prima di discutere uno per uno i diversi argomenti messi innanzi dal Depascale, ci sembra opportuno soffermarci sulla frase che ha richiamato l’attenzione del nostro cortese contradditore. Abbiamo parlato di frode: se invece di lasciarsi impressionare da questo solo vocabolo il Depascale avesse maggiormente considerato in quale modo noi ne abbiamo circoscritto la portata, avrebbe dovuto accorgersi che la nostra specificazione rendeva inutile alcune sue obbiezioni, che non ci toccano, e contro le quali non ci siamo mai sognati di prender posizione.
Infatti: noi non abbiamo parlato di frode sic et simpliciter, bensì di una frode che « nei suoi vari aspetti e nelle sue molteplici sfumature implica tutti i gradi della diminuita responsabilità sino al vero e proprio incosciente automatismo. In altri termini, la parola frode, così come l’abbiamo adoperata, si contrappone alla parola genuinità, che sola potrebbe indicare un fenomeno « allo stato puro », mentre in tutti gli altri fenomeni entrerebbe,precisato nei limiti da noi stabiliti, l’elemento fraudolento.
Inoltre, noi non abbiamo mai scritto che la frode è indissolubile da ogni fenomeno medianico, bensì che non la si saprebbe separare dalla medianità genericamente considerata, il che viene a stabilire ipso facto che ci possono essere fenomeni perfettamente genuini, ma che lo stesso medium che li produce può benissimo un momento dopo, simularli (coscientemente o meno, e se ciò gli è materialmente possibile), senza che per questo venga invalidata in loto la sua qualità di medium.
Ciò posto, se conveniamo col Depascale che è realmente « difficilissimo stabilire sino a qual punto un fenomeno possa essere autentico » (ma quando mai gli studi psichici sono stati facili, e perchè mai da oltre cinquant’anni si cercano mezzi di controllo sempre più perfezionati?), respingiamo d’altra parte la sua conclusione circa la pretesa conseguente informazione di qualsiasi seduta sperimentale, anzitutto perchè i sono fenomeni che s’impongono da sé, indipendentemente da qualsiasi controllo, e secondariamente perchè il sospetto del trucco possibile non dovrà mai accecare uno sperimentatore sino al punto di farlo dubitare di fenomeni da lui presenziati e verificati con i metodi che la scienza è oggi in grado di fornire alla ricerca psichica. Nel già citato numero di « Constancia » viene riprodotta la seconda parte del nostro scritto « Metodi recenti di studio e di controllo a,apparso nel n. 10, 1929, di « Luce e Ombra ». Orbene, lo stesso Depascale non sarebbe disposto a registrare come autentici dei fenomeni che un medium anche di dubbia fama riuscisse a produrre, sottoposto al controllo elettrico del National Laboratory of Psychical Research? Noi siamo risolutamente per l’affermativa, e riteniamo quindi che l’obbiezione in discorso non abbia una pratica ragion d’essere.
Respingiamo poi per un fin de non recevoir il secondo punto, che esorbita del tutto dalla questione. Parlare di Dio o di « missione contradditoria » qui non è proprio il caso, e le cose sarebbero quelle che sono anche se i fenomeni fossero causati da forze malefiche e risultassero cento volte più contradditori di quel che in realtà non siano.
Quanto al terzo punto, non occupiamoci della distinzione tra animismo e spiritismo: distinzione che scarta nell’ipotetico e non rientra nel nostro assunto, che vuol tenersi in un terreno rigorosamente psicologico e metapsichico. Ammettiamo pure che della frode pienamente cosciente sia responsabile l’uomo e non il medium; ma affermiamo che la coscienza della frode può stabilirsi soltanto a posteriori, e contestiamo in pieno la semplicistica distinzione che il Depascale tenta di porre tra frodi coscienti e incoscienti. Questi sono il primo e l’ultimo gradino di una lunghissima scala,ed anche qui siamo costretti a rimandare il Depascale alla nostra frase, da lui tanto discussa. Tra coscienza e incoscienza non esistono tagli netti: ciò è psicologicamente elementare. Cosicché dire che delle frodi incoscienti è responsabile soltanto l’automatismo inferiore del medium è compiere una vera e propria petizione di principio, in quanto occorrerebbe prima aver dimostrato che tutto ciò che non è cosciente è senz’altro incosciente, mentre come si sa psicologi e psichiatri contemporanei hanno considerato sino a tre e a quattro piani di coscienza; e sempre, si badi, per comodità di classifica e di esposizione teoretica, in quanto è pacifico che i gradi non sono né due, né tre, né quattro, ma sono infiniti e infinitesimi. Altro che « ben definibili e circoscritti », i rapporti tra automatismo inferiore e medianità! Tanto poco definibili e tanto poco circoscritti che in un semplice caso di scrittura automatica c’è chi vede innocua mania, chi una dissociazione di coscienza, chi l’intervento di facoltà criptestesiche e chi quello di un disincarnato che guida la mano dello scrivente…
La distinzione del quarto punto possiamo accettarla se intesa come semplicemente enumerativa, in quanto i motivi che spingono alla frode possono essere molti di più. Ma lasciamo pur stare questo particolare, e rivolgiamoci invece all’affermazione successiva: « a nessun medium onesto fu mai possibile imputare una frode o un tentativo di frode cosciente ». Tutto sta anche qui, nel valore che s’intende dare alle parole. Che cosa vuoi dire medium onesto? » Che cosa vuoi dire «frode cosciente? » Se un medium, vedendo che la sua facoltà resta inattiva, vuol produrre dei fenomeni a qualunque costo, e si decide a simularli, ciò è per il Depascale una frode cosciente o una frode incosciente? Se egli la considera cosciente, gli diremo che tale è proprio il caso di Valiantine (sedute di Berlino e di Genova), per parlare di un medium onesto, come genericamente lo riteniamo, e per non citare altri casi notissimi. Se egli invece vuole attribuire anche questo alla suggestione dell’ambiente, o simili, perchè non giustificare alla stessa stregua un inganno compiuto ancor più deliberatamente da chi, p. es., non trovi altro modo di guadagnarsi da vivere? Qui, come si vede, si perde completamente di vista il punto fondamentale, come lo si perderebbe assumendo il criterio, che naturalmente respingiamo, di un intervento tendenzioso di disincarnati (quinto punto).
Ed eccoci alla conclusione: è semplicemente straordinario che, dopo tutte le critiche rivolteci, il Depascale scriva una frase come quella che abbiamo riportata, e alla quale sottoscriviamo di buon grado. Chi ha mai potuto pensare che la frode sia l’essenza della medianità? » Altro è il considerare questo elemento come contingenza che non bisogna mai perdere di vista, altro è ridurre ad esso il nucleo centrale di una facoltà. Lo stesso nostro cortese antagonista sembra aver subito un revirement, se è giunto a parlare di idiosincrasia e di suggestionabilità, confermando così il nostro principale assunto.
Aggiungeremo, per finire, che questa nostra interpretazione della frode, lungi dal rappresentare un pericolo per gli esperimenti futuri, come il Depascale in un primo tempo prospettava, potrebbe se mai apparentemente costituire un’ancora di salvezza per troppa gente, che di medianico non ha proprio nulla, e che credesse di poter servirsene come di un paravento, allegando una propria diminuzione di responsabilità. Ribadiremo qui dunque ancora il concetto più volte accennato, secondo cui un controllo e un’osservazione adeguati permetteranno sempre di accertare le facoltà genuine di un medium, come anche di mettere alla porta coloro che intendessero sfruttare soverchiamente il margine di tolleranza che gli studiosi sono disposti ad accordare agli individui i quali possano, in grado maggiore o minore, far compiere qualche passo innanzi alla ricerca psichica.

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